Grecia e Turchia, alleati nella Nato, sono al centro di un’escalation delle tensioni sulle risorse energetiche nel Mediterraneo, con un moltiplicarsi di manifestazioni di forza e incidenti che destano preoccupazione in Europa. La Turchia sta per dare il via a cinque giorni di esercitazioni militari nella parte turca di Cipro, mentre quaranta carri armati provenienti dalla Siria sono stati posizionati al confine con la Grecia. È la prima volta che due paesi alleati della Nato sono così vicini a uno scontro armato, a parte l’invasione turca di Cipro nel 1974. Erdogan rivendica parte del Mar Egeo, da sempre possesso greco, e minaccia apertamente: “Lo capiranno, o attraverso il linguaggio della politica e della diplomazia, oppure sul campo attraverso amare esperienze”, ha avvertito il leader turco in un discorso alla tv. “La Turchia e il popolo turco sono preparati a qualsiasi eventualità e conseguenza”. Da parte sua la Grecia potenzia le sue misure di difesa, in attesa del vertice dell’Unione Europea dei prossimi 24 e 25 settembre, durante il quale verranno discusse eventuali sanzioni contro Ankara. “Questa situazione dimostra innanzitutto il fallimento della Nato – spiega in questa intervista il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore – e una Turchia che ormai si muove in maniera indipendente dalla Nato e dai paesi del Mediterraneo. Può essere che quello di Erdogan sia un bluff, ma situazioni come queste sono molto pericolose, basta un niente per provocare uno scontro armato”.
Nel gioco di chi osa di più, per far fare un passo indietro all’altro, dove si può arrivare?
Per prima cosa va detto che siamo di fronte al fallimento della Nato, che accoglie fra i suoi alleati storici Grecia e Turchia, che hanno conti in sospeso da oltre un secolo. Finora, però, la Nato è riuscita a tenere buoni i due paesi, anche se oggi non rappresenta più quell’alleanza che impedisce frizioni così pesanti.
Cosa significa una Nato in queste condizioni?
È una cosa preoccupante, perché nella Nato ci siamo anche noi. Stando a molti commenti e dietrologie, Erdogan agirebbe in questo modo perché è in crisi, perché il paese sta passando una recessione economica molto grave. In realtà, Erdogan è un presidente molto determinato, che non ha scrupoli a utilizzare o a far valere il braccio militare.
Il suo approccio diventa ogni giorno più minaccioso.
Erdogan ha detto chiaramente che la Turchia è pronta a usare lo strumento militare. Questo è un linguaggio che si utilizza fra nemici e chi vi fa ricorso è solo Erdogan, non certo la Grecia, che sta subendo la sua pressione.
Ha accennato a dietrologie in merito al comportamento di Erdogan. Ci può spiegare meglio?
I dittatori, come sempre fanno quando la realtà interna del paese sta loro sfuggendo di mano, si rivolgono all’estero per ottenere consenso popolare. La Turchia è un paese determinato con una classe politica senza scrupoli che sa di avere che fare con una controparte che è restia a prendere misure.
Torniamo, insomma, al discorso Nato?
Sì, è la Nato che dovrebbe prendere misure, ma non farà assolutamente niente, finora sta subendo questa aggressività turca nei confronti di un proprio alleato. Come in Siria, dove, anche se non se ne sente più parlare, turchi e jihadisti continuano a combattere insieme contro l’esercito siriano. O come in Libia, dove noi italiani siamo stati marginalizzati in maniera umiliante sia a Tripoli che a Misurata. E come anche in Somalia, dove abbiamo dovuto chiedere aiuto ai turchi per liberare Silvia Romano.
Le chiedo di nuovo: fino a dove vorrà spingersi Erdogan?
C’è da fare una considerazione: in politica, quando si utilizzano i mezzi militari come strumento di pressione, bisogna sempre fare attenzione, perché poi entrano in gioco orgoglio e interessi nazionali, il sentimento dell’opinione pubblica. Basta un incidente per trasformare quello che è un bluff in guerra aperta.
Vero. Si può allora dire che Erdogan stia bluffando per portare a casa un accordo diplomatico a lui vantaggioso?
Certo, non credo che la Turchia voglia invadere la Grecia. È chiaro che vuole cose che però sono fuori discussione, come la sovranità sulle isole dell’Egeo. Mettere in dubbio questo è molto pericoloso. Probabilmente esiste un limite oltre il quale la Turchia non vuole andare, ma il rischio è che questo limite venga superato. La Grecia sarà anche un paese povero, ma non può essere umiliato oltre un certo livello, e reagirà con forza.
Si parla di sanzioni europee a cui starebbe lavorando Angela Merkel. Abbiamo però sempre visto in passato come le sanzioni non ottengano quasi nulla. Che ne pensa?
Bisogna vedere quanto la Germania ha interesse a inimicarsi la Turchia, che storicamente è un paese vicino alla Germania. Sono milioni i turchi emigrati in Germania. Certo, abbiamo bisogno che la situazioni torni sotto controllo, ma bisognerà vedere cosa riuscirà a mettere insieme la Merkel.