Mentre infiamma il dramma per l’attivista Hevrin Khalaf uccisa da un commando jihadista filo-turco in un agguato sull’autostrada che attraversa l’area invasa da Ankara, la Siria tiene il mondo con il fiato sospeso: l’Ue minaccia ma non decide, idem l’Onu e Donald Trump ritira altri 1000 soldati da Kobane, lungo la frontiera turco-siriana, a seguito di fitti bombardamenti di artiglieria turchi. Nel frattempo spaventa la fuga di miliziani Isis che inevitabilmente l’attacco ai curdi rende sempre più probabile ogni giorno che passa; per questo motivo il presidente Assad ha deciso di lanciare le sue forze in aiuto dei ribelli curdi dell’Ypg per ricacciare indietro l’offensiva di Erdogan. L’accordo è stato siglato anche grazie alla mediazione della Russia che entra così, dopo il silenzio iniziale, con un ruolo importante nel conflitto nel nord della Siria. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Siriano per i diritti umanitari, «I soldati siriani si stanzieranno a Kobane e a Manbij per opporsi all’offensiva turca». La cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato questo pomeriggio un nuovo appello-ultimatum al Presidente Erdogan: «fermi l’offensiva in Siria, serve un’immediata fine dell’operazione militare. L’azione rischia di destabilizzare la regione e rafforzare l’Isis», rilancia l’agenzia Dpa. Nel frattempo è terribile il conto di morti e feriti che giunge ora dopo ora, con civili coinvolti e pare anche un fotoreporter straniero (non ancora identificato) colpito e ucciso per errore durante un fitto raid turco contro le forze curde.



CURDI “800 SOLDATI ISIS IN FUGA DAL CARCERE”

Secondo l’Onu l’ennesimo conflitto in Siria rischia di produrre almeno 400 milioni di profughi in fuga tanto dal confine della Turchia quanto da altre regioni limitrofe della Siria; il calcolo odierno delle Nazioni Unite fa il paio con quanto rivelato dall’Ufficio per gli Affari Umanitari (Ocha) «esodo di 130mila persone, in fuga dai primi luoghi individuati da Ankara come propri obiettivi, le città di Ras al Ain e Tel Abyad, e le zone rurali circostanti». Mentre l’avanzata di Erdogan prosegue, la minaccia di blocco vendita armi ad Ankara data dall’Europa non sta fruttando le speranze attese; non solo, dalla Siria arrivano ulteriori pessime notizie per bocca dei curdi attaccati dalla Turchia e “traditi” dal’Occidente, «quasi 800 affiliati dell’Isis sono scappati da uno dei campi nel nord est della Siria dove sono in corso i bombardamenti turchi». Le autorità curde hanno poi annunciato la fuga dei jihadisti stranieri dal campo di Ayn Issa, nel nord della Siria, circa 35 km a sud del confine turco, dove ci sono 12mila persone tra cui mogli e vedove di combattenti dell’Isis con i loro figli. Come riporta l’amministrazione semiautonoma della regione curda sotto attacco – spiega l’Agenzia Ansa – ha spiegato che i detenuti hanno attaccato le guardie e travolto ogni tipo di recinzione «Il campo di Ayn Issa è ormai senza controllo». (agg. di Niccolò Magnani)



TRUMP ATTACCA LA TURCHIA “GUERRE DEVONO FINIRE”

Nuovo monito da parte del mondo occidentale nei confronti della Turchia, che da quattro giorni a questa parte ha iniziato un’offensiva militare nei confronti della Siria, invadendola. Nelle scorse ore è uscito allo scoperto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ribadendo la propria posizione sulla vicenda, e confermando la possibilità di pesanti sanzioni nei confronti di Ankara: “Ho detto chiaramente alla Turchia che se non manterranno gli impegni – le parole del commander in chief – inclusa la tutela delle minoranze religiose, imporremo sanzioni molti dure”. Il tycoon a stelle e strisce ha quindi spiegato che le sue truppe non potranno restare in Siria per altri 15 anni “controllando il confine con la Turchia, quando non riusciamo a controllare il nostro”, aggiungendo che “Le guerre senza fine devono finire”. Intanto il Washington post sottolinea come gli scontri nel nord est della Siria in cui sono rimasti coinvolti anche militari americani, sarebbero stati voluti, in quanto i turchi sapevano della presenza Usa: avrebbero quindi bombardato volutamente nei pressi dell’avamposto a stelle e strisce, con l’obiettivo di allontanare gli stessi militari dal confine.



GUERRA TURCHIA SIRIA: LA RISPOSTA DELLA GERMANIA

Secondo l’ex invitato speciale di Barack Cobama e Donald Trump, Brett McGurk, l’attacco turco non sarebbe stato “un errore”, ed ha comportato l’evacuazione nella sera dell’11 ottobre di una postazione americana dopo essere finita, appunto, sotto i colpi di artiglieria turchi. Intanto aumenta l’elenco di nazioni che hanno annunciato lo stop alla vendita di armi all’esercito di Ankara, e dopo Danimarca e Norvegia si sono messe in coda anche Germania e Francia. I ministri degli esteri dei paesi della Lega Araba hanno invece fatto sapere che hanno deciso di assumere “misure urgenti per far fronte all’aggressione turca contro la Siria”, a cominciare dalle relazioni diplomatiche ridotte, proseguendo con la cessazione della cooperazione militare, e rivedendo le relazione economiche.