La guerra, le vittime, le sanzioni, gli effetti globali su geopolitica ed economia. Sulla vita. Se il battito d’ali di una farfalla può causare un uragano dall’altra parte del mondo, come ammonisce il matematico Edward Lorenz, il pioniere della teoria del caos, figurarsi cosa sono destinate a provocare le cannonate e i missili delle armate russe in Ucraina. Esattamente il caos, con un necessario riposizionamento strategico delle difese europee e americane (per la prima volta dal dopoguerra la Germania si riarma), un’emergenza delle forniture che dalla Russia e dall’Ucraina rispondevano ai fabbisogni di un’infinità di altri Paesi (dal gas al grano), la semiparalisi finanziaria e di interscambio non solo bancario (Swift o non Swift) che emarginando la Russia soffoca inevitabilmente anche i destinatari delle sue rimesse. La guerra costa cara a chi la subisce e a chi la fa, ovviamente, ma anche a chi pur non partecipandovi direttamente si trova a decidere la sua barricata e la bandiera da sostenere.
L’Italia dovrà a lungo fare i conti con il nuovo scenario e le ripercussioni economiche nei mercati, dalle cessioni in Borsa agli approvvigionamenti, via via fino al turismo. Giusto nei giorni prima dell’invasione sovietizzante, era arrivato il via libera al ritorno in Italia di oltre un milione di turisti dalla Russia – più o meno quelli che prima della pandemia s’erano contati – grazie al riconoscimento dei certificati di guarigione o di vaccinazione anche con il siero Sputnik. Considerando che lo scorso anno gli arrivi dalla Russia si erano praticamente azzerati, il ritorno era considerato strategico per l’ospitalità turistica soprattutto nelle città d’arte.
Gli ultimi dati ufficiali del ministero degli Esteri, risalenti al 2016, indicavano in 876 mila i visitatori russi in Italia, il 5,3% in più rispetto al 2015, con la Federazione Russa che risultava il mercato di origine con la più alta permanenza media in Italia fra i Paesi Extraeuropei (3,7 giornate, oltre la media italiana), nonché quinto Paese per spesa media giornaliera pro-capite per vacanza (167 euro circa, contro i 113 in media al giorno da un altro turista straniero in Italia). Ma dal 2016 al 2019 la crescita dei parametri è stata costante: si calcola che il mercato russo subito prima del Covid in Italia generasse circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze. E tra i turisti stranieri, il russo risulta sempre il più soddisfatto, convinto dalle bellezze artistiche e naturali, dal clima e dal cibo, tanto da essere intenzionato a riprogrammare presto un nuovo viaggio. Dalla Russia con amore, insomma.
Non solo. I russi in Italia sono considerati i maggiori big spender tra i viaggiatori a lungo raggio. Basta testare le boutique e i corner di brand famosi a Milano, prima destinazione per lo shopping (più del 40% della spesa totale), ma anche a Roma (20%), o Firenze, Bologna e Rimini, secondo dati Enit, l’Agenzia nazionale per il turismo che avrebbe dovuto partecipare in marzo a una fiera del turismo proprio a Mosca, e che invece non ci sarà. I turisti russi nel 2019 avevano speso in Italia più di 980 milioni (il 2,2% della spesa totale dei viaggiatori stranieri). Ma c’è un possibile effetto a cascata da considerare: è chiaro infatti che anche i flussi turistici provenienti da altri Stati dell’est Europa, o da oltreoceano o dall’Asia potrebbero venire influenzati dalla guerra nel cuore del Vecchio continente. Da quando è iniziata l’invasione, ad esempio, le prenotazioni dei turisti statunitensi si sono di fatto azzerate.
“Tra pochissimo verificheremo gli effetti della guerra. La Pasqua ortodossa, a fine aprile, in Italia generava solitamente circa 175 mila pernottamenti e quasi 20 milioni di ricavi” avvisa Confesercenti, temendo il forfait alimentato anche dall’embargo sui voli da e per la Russia, un divieto aggirabile solo tramite costose triangolazioni. “La situazione è di grande incertezza – ha detto Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi -. L’industria del turismo ha bisogno della pace per poter crescere e speriamo quindi che questa possa giungere al più presto”. “Con gli americani, i russi rappresentano per noi i turisti con maggiore capacità di spesa – ha aggiunto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -. Confidiamo nelle azioni del Governo, della diplomazia e degli accordi internazionali affinché si estingua il rischio dell’accanirsi di un conflitto che nuocerebbe al mondo intero”.
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