Nella cronaca della guerra tra Russia e Ucraina c’è ancora chi fa propaganda contro la Nato e contro l’Unione Europea, si tratta in particolare di un paese che si sta politicamente avvicinando sempre di più alle posizioni di Putin e che storicamente è sotto una forte influenza politica della Russia nonostante sia ufficialmente candidato all’adesione Ue. La Serbia, paese in cui la stampa nazionale sembrerebbe essere sempre più condizionata dalle opinioni filorusse, tanto da pubblicare sistematicamente titoli sulla situazione Ucraina che parlano palesemente di “colpe europee” e di “guerra giusta come risposta alle provocazioni della Nato”.



Il quotidiano tedesco Die Welt ha pubblicato un articolo di approfondimento nel quale alcuni politologi affermano che è necessario un intervento da Bruxelles, perchè nonostante gli investimenti costanti nella regione dei Balcani occidentali, la situazione dei media locali sembra continuare ad essere fuori controllo, e “l’Ue non può più permettere che la Russia acquisisca potere in una zona così geopoliticamente rilevante“.



Media serbi fanno propaganda anti-Nato, l’appello “Bruxelles intervenga”

I paesi dei Balcani occidentali come Bosnia ed Erzegovina e Serbia, sono candidati all’ingresso nell’Unione Europea, per questo diverse delegazioni da tempo stanno lavorando direttamente nella zona per assicurarsi il pieno rispetto delle regole fondamentali richieste per l’adesione al trattato. Nonostante gli sforzi e i finanziamenti però, sembrerebbero non esserci molti risultati, ed una tra le conferme di questo insuccesso è, oltre all’ascesa costante dell’influenza russa, anche il fatto che recentemente le tensioni con il Kosovo si sono riaccese.



La soluzione, secondo l’esperto di politica Thomas Brey potrebbe essere quella di intervenire con un programma “rieducativo” dei giornalisti in Serbia, per contrastare la disinformazione e rompere la narrazione che impone un pensiero che va contro la Nato e contemporaneamente pro Putin. Ad esempio proponendo alle scuole di adottare libri di testo con toni meno propagandistici e vittimistici, ma anche proponendo una revisione degli organi di stampa controllati dallo stato e delle televisioni per garantire un corretto pluralismo.