Di fronte ad un conflitto si tende a fare la conta dei morti e delle distruzioni. Da non trascurare è però anche l’impatto ambientale. In Ucraina in particolare, in 15 mesi di guerra no-stop, già si parla di ‘ecocidio‘, con un consumo pari a 155milioni di tonnellate di CO2. A rivelarne gli effetti devastanti è stato, come riporta il Corriere della Sera, lo studio “I danni climatici causati dalla guerra della Russia in Ucraina”. Si tratta della prima stima ufficiale presentata il 7 giugno scorso alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Bonn dal gruppo di ricercatori guidato dall’olandese Lennard de Klerk.



Le emissioni di CO2 sarebbero solo una parte di come ambiente e clima siano stati duramente impattati. Intanto già il valore dei danni in termini economici è stato stimato a fine aprile intorno ai 52 milioni di euro. E alla già precaria situazione si aggiunge anche l’alea del nucleare. A far paura è infatti il pericolo di un bombardamento alla centrale atomica di Zaporizhzhia. Al momento non sembra comunque esserci stata alcuna fuga di radiazioni, sebbene le notizie siano latenti sia da una parte che dall’altra del conflitto.



Catastrofe ambientale in Ucraina

Le emissioni di CO2 provengono soprattutto dai bombardamenti alle raffinerie, ai depositi di carburante, ai capannoni, agli impianti industriali e dagli incendi nelle foreste. Ad essere inquinate sono anche le acque. Colpiti gli impianti elettrici, saltano i depuratori e i liquami non filtrati vanno nei fiumi che a loro volta versano nel Danubio e nelle oasi circostanti. Nell’acqua finiscono inoltre i residui dei bombardamenti agli impianti industriali e chimici, tra cui piombo, bauxite, mercurio, uranio impoverito, soda caustica, zinco, nichel. Quindi liquami e sostanze altamente tossiche entrano nel Mare d’Azov e nel fiume Dnipro, che sfociano entrambi nel Mar Nero, che a sua volta confluisce nel Bosforo, e alla fine quell’acqua arriva nel Mediterraneo.



Gli attacchi su edifici e impianti stanno poi lasciando il terreno contaminato da metalli pesanti e altre sostanze tossiche. Senza contare che ad essere stata attaccata è stata anche un’industria di fertilizzanti che ha rilasciato ammoniaca nell’aria. Oltre all’enorme quantità di polveri di amianto che vengono respirate in loco se pensiamo che la totalità degli edifici risalgono in gran parte all’epoca sovietica, e sono dunque ricoperti soprattutto di amianto, dai tetti ai muri, e questi dominano in particolare i centri urbani del Donbass investito più a lungo dai combattimenti.