Mark Kramer, professore di Harvard nonché direttore del centro studi sulla Guerra fredda del Davis Center, ha recentemente parlato con Il Giornale dell’attuale e fragile situazione geopolitica internazionale. Tende a rifiutare fermamente l’idea che il conflitto in Ucraina possa essere considerato “una ‘nuova guerra fredda’” perché “la Federazione Russa non ha neanche lontanamente la stessa statura internazionale, forza militare e fascino ideologico che aveva l’Unione Sovietica”.



All’epoca, inoltre, Kramer spiega che ci furono tre presupposti che portarono alla guerra fredda, ovvero “un mondo bipolare; una divisione ideologica tra le due superpotenze e ampie parti del mondo divise in due campi rivali guidati dalle superpotenze”. Ora, invece, con il conflitto in Ucraina “tutte e tre le caratteristiche della Guerra Fredda sono assenti”, mentre la Russia non avrebbe neppure lontanamente la struttura della superpotenza. Nel mondo di oggi, secondo Kramer, “gli Stati Uniti rimangono la potenza dominante e la Cina è lo sfidante in ascesa“, mentre la guerra in Ucraina “ha ridotto la statura della Russia nel mondo e ha rivelato che è molto più debole di quanto molti esperti si fossero resi conto”.



Kramer: “Bisogna stare attenti a Taiwan”

Complessivamente, insomma, secondo Mark Kramer il mondo oggi, con il conflitto in Ucraina, non si trova a vivere una nuova guerra fredda, anche perché rimane attivo “il deterrente delle armi nucleari”. Putin, spiega, “ha usato minacce oblique di guerra nucleare per intimidire i nervosi governi occidentali. In realtà, non c’è quasi alcuna probabilità che utilizzi armi nucleari in Ucraina. È malvagio e rapace, ma non ha tendenze suicide”. Una cosa, però, è certa per Kramer, “c’è una nuova cortina di ferro. La Russia e il suo alleato, la Bielorussia, sono su un lato, mentre i Paesi UE/NATO sono sull’altro”.



Parlando dei rischi futuri, oltre al conflitto in Ucraina, Kramer ha un’idea chiara, “la prospettiva più preoccupante per una guerra tra grandi potenze arriva con Taiwan. Se il regime comunista cinese lancia un attacco al suo prospero vicino democratico, gli Stati Uniti indubbiamente interverranno”. per evitare questa pericolosa deriva, secondo il professore “i funzionari statunitensi devono concentrarsi su come migliorare i legami politici e militari con Taiwan”. Similmente, Pechino secondo Kramer potrebbe anche essere scoraggiata dalla “forte risposta occidentale all’invasione russa dell’Ucraina” ed il colpo di grazia alle loro mire espansionistiche arriverebbe “se la Russia subisse una sconfitta inequivocabile” contro Kiev.