I DOCUMENTI SULLA GUERRA IN UCRAINA E SULLA POSSIBILE PACE DOPO 1 MESE: ECCO COSA AVVENNE

La guerra in Ucraina sarebbe potuta durare poco più di un mese ma qualcosa lo impedì: questa è stata per molto tempo la tesi portata avanti dal Cremlino con Vladimir Putin e perciò (giustamente) poco considerata come veritiera. Ora però alcuni documenti e un report publicato dalla prestigiosa rivista internazionale “Foreign Affairs” mette in luce l’accordo che sembra essere raggiunto tra le delegazioni di Russia e Ucraina nei negoziati cominciati subito dopo l’invasione delle truppe russe nel Donbass: secondo Mosca la colpa del fallimento di quel negoziato fu tutta del Regno Unito a guida Boris Johnson, ma dal report pubblicato dagli storici Samuel Charap e Sergey Radchenko emerge una verità ben più complessa e senza un unico “responsabile”.



«I colloqui – scrivono gli analisi su “Foreign Affairs”– partirono il 28 febbraio in una delle spaziose residenze di campagna di Lukashenko vicino al villaggio di Liaskavichy, a circa 30 miglia dal confine tra Ucraina e Bielorussia»: la Russia chiedeva fin da subito una sostanziale capitolazione dell’Ucraina, ma col via via dei negoziati le posizioni si fecero meno “esigenti” e un accordo di massima sarebbe stato trovato. «Non è del tutto chiaro quando Kiev abbia sollevato per la prima volta la questione delle garanzie di sicurezza che avrebbero obbligato altri Stati a venire in difesa dell’Ucraina se la Russia avesse attaccato di nuovo, se nelle conversazioni con i russi o con i Paesi occidentali», si legge ancora nella ricostruzione fatta dalla rivista internazionale. Il 10 marzo 2022 durante la visita del Ministro degli Esteri ucraino Kuleba in Turchia, incontrando l’omologo russo Lavrov, si arrivò ad una soluzione di massima: «l’Ucraina sarebbe diventata uno Stato permanentemente neutrale e senza armi nucleari, avrebbe rinunciato all’adesione alla Nato e ad altre alleanze militari e a permettere la presenza di basi o truppe straniere sul proprio territorio», il tutto però con il via libera della Russia a far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea.



“PUTIN ERA PRONTO A CONCESSIONI”: COSA LO IMPEDÌ

Garanti di questa “soluzione” sarebbero poi stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – dunque Russia compresa – con l’aggiunta di Italia, Israele, Germania, Canada, Polonia e Turchia. Questo conteneva il comunicato redatto il 29 marzo 2022 a Istanbul dopo l’ultimo round di negoziati: si stabiliva inoltre che se l’Ucraina fosse stata attaccata e avesse richiesto assistenza, tutti gli Stati “garanti” sarebbero stati obbligati a quel punto a fornire effettivo aiuto a Kiev per «ripristinare la sua sicurezza».



Lo stesso Putin era dunque pronto a fare delle “concessioni” – anche sul tema della Crimea – senza comunque dimenticare che la Russia era comunque Stato aggressore: se il 29 marzo l’ottimismo filtrava, sono bastate poche settimane per far saltare l’intero banco. Il report ricostruito da “Foreign Affairs” sottolinea come fattori decisivi sono state le atrocità commesse dagli occupanti russi a Yrpin e Bucha: qui il ruolo del Premier inglese BoJo fu comunque importante in quanto, da primo leader in visita a Kiev, diede pronto sostegno all’Ucraina invitandoli a non accettare le condizioni russe e a combattere con gli aiuti di Uk e Usa. «Da aprile 2022 l’Ucraina irrigidì dunque la sua posizione nella trattativa. Mise la precondizione del ritiro russo dal Donbass, inaccettabile per Putin. E così, dopo il 15 aprile, i negoziati di fatto naufragarono e gli incontri finirono», concludono gli analisti nella ricostruzione.

Nessuno sa se realmente Mosca avrebbe mantenuto gli impegni, né se quei negoziati non potevano fallire con ulteriori round successivi: resta il dato che dopo 2 anni la guerra in Ucraina non si è fermata e il “conto” salatissimo lo stanno pagando, come sempre, i civili. Occorre ricordare come una versione non dissimile venne data da Davyd Arakhamia, leader del partito “Servitori del Popolo”, lo stesso del Presidente Zelensky, lo scorso novembre 2023: parlando dei negoziati con la Russia della primavera 2022 il parlamentare ucraino ricordò come i russi speravano davvero di far firmare Kiev l’accordo sulla neutralità, «Era la cosa più importante per loro. Erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato, come fece una volta la Finlandia, la neutralità e ci fossimo impegnati a non aderire alla NATO. In effetti, questo era il punto chiave. Tutto il resto era semplicemente retorica e ‘condimento’ politico sulla denazificazione, sulla popolazione di lingua russa e bla-bla-bla».