Henri Hude, filosofo francese, parla della guerra non soltanto nella sua manifestazione concreta in Ucraina, ma anche come filosofia alla base dell’Occidente. “Quella dell’Occidente moderno è una cultura di guerra contro la Natura, la Storia, Dio stesso. Va cambiato il paradigma – afferma il filosofo in una lunga intervista per il quotidiano La Verità – mettendo al primo posto l’amicizia, che preserva la libertà ma scioglie i legami con la guerra”. Per Henri Hude “la comprensione di un conflitto dipende anche dalla conoscenza dei fatti, difficile poiché in guerra la verità è sempre la prima vittima”.



In questi tempi in cui districarsi tra verità e bufale sembra sempre più difficile, “la filosofia può però aiutarci ad allargare lo sguardo, riconoscendo che oggi è in corso una guerra mondiale: gli Stati Uniti vogliono mantenere o ampliare la loro egemonia; Cina e Russia non vogliono subirla” ed è “per celare il rischio nucleare che parliamo di guerra russo-ucraina, sebbene sia evidente che senza il supporto di Usa e Nato, l’Ucraina da sola non ce la farebbe. Dall’esito di questo scontro dipenderà l’assetto che avrà il mondo in futuro”. Infatti, il filosofo conferma che “il rischio di escalation c’è” ma che tuttavia “la deterrenza risiede da un lato nello scegliere la vita, rifiutando il suicidio; dall’altra nel credere che la vita abbia un significato superiore alla vita stessa. Non per forza religioso, ma tale da permettere di scegliere tra il significato e la morte”.



Guerra in Ucraina “si fermerà solo con vittoria o mediazione, obiettivo USA è…”

Henri Hude, filosofo interpellata da La Verità in merito alla guerra in Ucraina, analizzando il contesto rileva che in Russia “gran parte delle élites rappresentanti dell’occidentalismo postmoderno sono emigrate” mentre “gli Stati Uniti si sono ingaggiati in una guerra mondiale in una condizione di divisione culturale, indebolimento industriale e disuguaglianze sociali crescenti”. Quella che stiamo assistendo si configura dunque come “la terza guerra mondiale, che si fermerà solo con la vittoria di una delle parti o grazie a una mediazione di peso, politica e spirituale, seguita da un grande rinnovamento pacifico”.



In questo contesto “il principale concorrente degli Stati Uniti è la Cina e l’unico modo per gli americani di sottometterla senza intervento militare è privarla dell’accesso a energia e materie prime”, ma “per arrivarci devono disintegrare la Federazione russa e controllarne i frammenti” e “se perdono questa guerra, Ue e Onu non sopravvivono”. Mentre “l’Europa, che già si stava suicidando demograficamente, ora lo sta facendo anche economicamente. Avrebbe potuto svolgere la mediazione necessaria se non avesse insistito nell’affossare la propria cultura, riducendosi così ad essere diplomaticamente insignificante e politicamente impotente”.