ZELENSKY A SORPRESA ANNUNCIA NEGOZIATI DI PACE A DAVOS IN SVIZZERA… MA LA SPERANZA DURA POCO
«Il prossimo 14 gennaio 2024 a Davos in Svizzera si terranno i negoziati di pace per la guerra in Ucraina»: sono bastate queste parole proferite dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky a far pensare per qualche minuto ad una possibile, clamorosa, svolta a quasi due anni dall’invasione della Russia nel Donbass ucraino. E invece poco dopo l’ipotesi più realistica e meno disincantata dello scenario attuale si è imposta sulla “speranza” di effettivi negoziati di pace tra Ucraina e Russia, quelli che solo pochi giorni fa erano stati annunciati come possibili direttamente dal Cremlino.
Proviamo però a riavvolgere un attimo il nastro per capire cosa sia successo realmente sull’asse Zelensky-Svizzera-Ucraina-Russia: in post su X dopo il bilaterale con il Presidente dell’Uruguay, il leader ucraino aveva annunciato al mondo gli ormai prossimi colloqui di Davos previsti per metà gennaio dove si portava avanti il progetto di pacificazione per il futuro dell’Ucraina a partire dai famosi 10 punti del piano di pace siglato proprio da Zelensky in sede ONU negli scorsi mesi. «Ho incontrato il Presidente Louis Lacalle Pou per ringraziare l’Uruguay e il suo popolo per aver sostenuto la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. L’Ucraina sta combattendo una dura battaglia contro gli invasori russi e allo stesso tempo sta lavorando per attuare la Formula di Pace, uno degli strumenti politici chiave per porre fine alla guerra», così scriveva ieri il Presidente ucraino nel ringraziare l’Uruguay per aver inviato il suo rappresentante all’ultimo incontro della Formula Pace. A quel punto Zelensky conclude esprimendo la speranza che anche l’Uruguay partecipi «al prossimo ciclo di colloqui in Svizzera. Abbiamo prestato particolare attenzione alla prospettiva dello svolgimento del vertice Ucraina-America Latina. Ho anche invitato il presidente Luis Lacalle Pou a visitare l’Ucraina».
GUERRA UCRAINA: ZELENSKY DOMANI DA BIDEN, IL 14 GENNAIO IN SVIZZERA. VIGILIA DI UNA SVOLTA?
Ma è ovviamente quel breve passaggio in cui Zelensky parla di “negoziati di pace in Svizzera” che ha attirato gli interessi di mezzo mondo, specie in un periodo particolare della guerra con la Russia dove la fase di “stagnazione” è sempre più pressante, gli aiuti internazionali cominciano a diminuire per carenza di fondi e materiale bellico, così come diviene sempre più isolato anche in patria lo stesso Presidente, colpito da critiche e polemiche delle opposizioni. La speranza per dei negoziati di pace con la Russia insomma è altissima, solo che viene subito “frenata” dalla precisazione in arrivo da Kiev: «Zelensky sottintende, in realtà, che vuole aprire un tavolo di negoziato allargato con la presenza di vari paesi, inclusi paesi sudamericani, ma la presenza della Russia non è affatto confermata».
Il piano intende il ritiro immediato di tutte le truppe russe dal suolo ucraino, compresa la Crimea: non viene dunque confermata alcuna attuale trattativa di pace con la Russia, sebbene continuino insistenti le “voci” di dialoghi mai del tutto terminati tra esponenti di Kiev e Mosca in questi mesi. Quella di Davos è infatti la quarta grande riunione internazionale sull’Ucraina per un possibile futuro vertice di pace che ponga fine alla guerra di aggressione russa, con i precedenti incontri tenutisi a Copenaghen, Gedda e Malta. Insomma, la conferenza di pace in Svizzera per metà gennaio al momento non vede affatto la presenza della Russia: certo è, se continua la crisi di rifornimenti verso l’Ucraina, una modalità per uscire dall’impasse e sbloccare una controffensiva militare mai realmente decollata potrebbe proprio essere un accordo di base per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati a lungo raggio.
In questo senso fondamentale sarà il vertice di domani alla Casa Bianca convocato dal Presidente Joe Biden proprio con l’omologo ucraino Zelensky: dalla storica visita del n.1 Usa a Kiev sembrata passata un’eternità ma la situazione è ora decisamente più controversa, con il Congresso sempre più restio a concedere nuovi aiuti militari (oltre che fondi) all’Ucraina vista anche la coesistenza stretta con la guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas. «L’Ucraina supererà la pausa negli aiuti dagli Stati Uniti, causata dalle divergenze all’interno del Congresso», spiega Zelensky, in un’intervista rilasciata a diversi media latino-americani fra cui la testata argentina Clarìn, dopo la visita a Buenos Aires per l’insediamento del Presidente Javier Milei, «Non sono arrabbiato, perché non ho perso questa battaglia. Qualcuno inizia a farsi prendere dal panico e non crede nella vittoria, quindi dobbiamo farci forza e andare avanti. Supereremo questo e non solo questo. Supereremo tutto». Se Zelensky però non riuscisse ad ottenere molto dalla visita di domani alla Casa Bianca a quel punto potrebbe essere rivista la strategia di non concedere negoziati alla Russia di Putin: e a quel punto, l’appuntamento di Davos del 14 gennaio potrebbe rivestire sì un significato molto più importante di quanto non sia al momento…