Nel contesto dell’attuale guerra economica tra Cina e Stati Uniti abbiamo più volte sottolineato il ruolo e l’importanza che Huawei ha svolto, e svolge, anche in relazione allo sviluppo delle infrastrutture 5G. Nonostante la postura offensiva attuata da Donald Trump nei confronti dell’azienda cinese – basti pensare alla promulgazione del Defense Authorization Act che vieta alle agenzie governative statunitensi o al personale e alle strutture che desiderano lavorare con il governo di utilizzare i dispositivi Huawei, Zte o di altre imprese cinesi – a Parigi tra il 4 e il 5 novembre il presidente dell’Istituto per la ricerca strategica di Huawei, William Xu, da un lato ha sottolineato come l’azienda sia stata in grado di reagire in modo efficace e costruttivo alla guerra economica americana, e dall’altro lato non ha mancato di evidenziare come la sinergia in ambito tecnologico con l’Europa stia dando ottimi risultati.



Infatti nel 2018 Huawei ha non solo contribuito con circa 12 miliardi di euro alla crescita economica europea, ma ha anche creato circa 170mila posti di lavoro, aprendo ben 23 laboratori di ricerca in 12 paesi europei e ponendo in essere collaborazione di partnership con un centinaio di università europee.

Fra i maggiori centri di innovazione nell’ambito dell’infrastruttura tecnologica Monaco e Zurigo costituiscono certamente delle eccellenze.



Per quanto riguarda i profitti complessivi, con buona pace di Trump nei primi mesi del 2019 Huawei ha raggiunto un volume di affari di 85 miliardi di dollari di vendite.

Infine Xu ha lanciato un guanto di sfida agli Usa: se gli Stati Uniti vorranno continuare a esportare in Cina i microchip sia di Intel che di Android troveranno un mercato pronto ad accoglierli. Se al contrario tutto ciò non avverrà, la Cina sarà pronta a procedere in maniera autonoma.

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