Il segretario di Stato Mike Pompeo, in un discorso tenuto nella biblioteca presidenziale di Richard Nixon, si è appellato al “mondo libero” perché resista alla “nuova tirannia” rappresentata dalla Repubblica Popolare Cinese. Una dichiarazione grave e senza precedenti, che arriva dopo quanto accaduto a Houston, nel Texas, dove gli Stati Uniti hanno chiesto la chiusura del consolato cinese nella città americana descritto come una “centrale di spionaggio”. Eventi come questo sono normalmente l’indicazione di uno stato di guerra, perché compromettere le relazioni diplomatiche rappresenta il massimo dell’inizio delle ostilità fra due paesi. Secondo le voci di fonte americana che stanno circolando, ci ha spiegato Francesco Sisci, ex corrispondente da Pechino de La Stampa e poi editorialista de Il Sole 24 Ore, “un cinese ricercato dall’Fbi per spionaggio avrebbe trovato accoglienza nel consolato, cosa che è contraria alle leggi diplomatiche. Ecco perché la decisione di chiuderlo”.



Questo, ci ha detto ancora, Sisci, significa che “gli Stati Uniti di fronte a un episodio davanti al quale qualche anno fa avrebbero chiuso un occhio, non hanno più intenzione di farlo e reagiscono con forza. Non hanno più paura delle conseguenze, la guerra fredda è in atto”.

Un episodio grave quello di chiudere un consolato. Che idea si è fatto?



È un episodio molto grave e importante. Grave perché c’è già stata la protesta cinese con minaccia di ritorsioni, si parla già di chiusura del consolato americano di Chengdu. 

Ma si sa qualcosa di ufficiale nella decisione di chiusura?

Ancora non si sa, le voci riportate da alcune media americani riguardano un caso di spionaggio. Il consolato avrebbe dato rifugio a un cinese ricercato dall’Fbi per spionaggio. Un consolato non dovrebbe in teoria dare rifugio a un ricercato; gli americani per ritorsione hanno chiesto la chiusura del consolato stesso.

Lo spionaggio è qualcosa che accade continuamente da sempre fra le grandi potenze. Era un caso così grave?



Non lo sappiamo ma non importa, il problema questa volta è evidentemente che la guerra americana allo spionaggio cinese si è alzata di livello, e in generale si è alzato il livello dello scontro.

Può essere che la spia fosse coinvolta nel tentativo di rubare segreti sul vaccino anti Covid?

Questa è una voce. Ma al di là dell’oggetto il problema vero è che lo scontro è salito di livello, gli americani sono disposti ad andare oltre quelle che erano le consuetudini passate. Qualche anno fa davanti a un caso analogo avrebbero fatto buon viso a cattivo gioco, ora non lo accettano più. Gli americani non sono più disposti a fare un passo indietro e non hanno paura di fare un passo avanti, non arretrano.

Cosa significa concretamente?

Di passo in passo potrebbero volere spingere sempre di più indietro la Cina. Si sono stufati di quello che gli americani vedono come abusi, atti compiuti dai cinesi nei loro confronti. Su questo hanno deciso che non permetteranno più niente.

Abbiamo visto come recentemente gli Stati Uniti abbiano dato vita a una serie di iniziative diplomatiche e militari per limitare la proiezione della Cina. C’entra qualcosa con quanto accaduto?

È in atto un’alleanza militare e di intelligence tra Giappone, Vietnam, India e Australia con dietro gli Usa in funzione anti cinese. C’è anche un altro elemento: è aumentata la cooperazione militare tra Giappone e Taiwan.

Tornando al caso di Houston, cosa dobbiamo aspettarci ora?

Il problema è che la rete di spionaggio cinese è sistematica e coinvolge tutto il mondo non solo gli Usa. Se gli americani sono così intenzionati a respingere quello che vedono come un attacco cinese naturalmente questo coinvolgerà altri paesi alleati. In un prossimo futuro è possibile che gli americani facciano pressione su altri paesi Nato per una caccia alle spie cinesi.

È uno scenario che prima o poi potrà coinvolgere l’Italia?

È inevitabile. La guerra fredda è in atto, non è più una teoria, e gli americani sono disposti a pagare il prezzo. Mentre prima di fronte alla possibilità di aumentare lo scontro diplomatico, per paura di ritorsioni si sarebbero fatti molti scrupoli, oggi hanno smesso.

Quali altre conseguenze potrebbero esserci nell’immediato?

Le banche cinesi che saranno considerate complici nella repressione a Hong Kong potrebbero vedersi tagliate fuori dal sistema finanziario globale incentrato oggi sugli Usa. Questo farebbe parte delle sanzioni ad ampio spettro che l’America sta pensando contro Pechino.

Cosa pensa delle ultime dichiarazioni di Mike Pompeo? Oltre all’esortazione a difendere il mondo libero dalla Cina, avrebbe invitato i cinesi a cambiare la direzione del partito comunista.

È di fatto una dichiarazione di guerra ideologica contro il Pc cinese.