Il 19 ottobre la delegazione statunitense in visita a Brasilia, guidata dal consigliere per la sicurezza nazionale, Robert O’Brien, dai funzionari della International Development Finance Corporation (DFC) degli Stati Uniti e della banca americana Exim, ha incontrato il presidente Bolsonaro allo scopo di siglare la partnership economica e tecnologica tra Washington e Brasilia, partnership che include anche il settore delle telecomunicazioni 5G.



Infatti fra gli scopi di questa importante partnership vi è proprio quello di indurre il governo brasiliano a rinunciare alla propria cooperazione in campo tecnologico con Huwaei, visto dagli Usa come un vero e proprio cavallo di Troia che consentirebbe alla Cina di espandere la propria proiezione di potenza economica anche in America latina, oltre che in Africa e in Europa. D’altronde alcuni autorevoli esponenti del gabinetto presidenziale brasiliano hanno avuto modo di sottolineare come la Cina possa effettivamente rappresentare una minaccia per la sovranità dei dati e come il presidente brasiliano abbia intenzione di non affidare il 5G a Huawei.



Tuttavia, una eventualità di questa natura avrebbe immediatamente delle ripercussioni da parte di Pechino. Se infatti teniamo conto che allo stato attuale le sanzioni economiche imposte proprio dall’amministrazione americana nei confronti dell’acciaio e dell’alluminio brasiliani stanno danneggiando l’economia del Brasile e se teniamo conto del fatto che il Brasile esporta verso Pechino un volume di affari di circa 65 miliardi di dollari, la scelta del presidente brasiliano, per quanto gradita alla Casa Bianca, costituirebbe un danno economico ingente all’economia brasiliana, perché indurrebbe la Cina a rivolgere la propria attenzione altrove.



Dal punto di vista squisitamente geopolitico dobbiamo domandarci, al di là di qualsiasi discorso di natura ideologica, se le preoccupazioni americane siano legittime, cioè siano fondate o al contrario siano puramente immaginarie, frutto cioè di una contrapposizione ideologica cieca e fanatica. Proprio allo scopo di chiarire la natura del dibattito è sufficiente fare riferimento ad alcuni dati di fatto. La provincia argentina di Neuquén, in Patagonia, è conosciuta per i suoi laghi, i suoi vulcani, le piste da sci e i campi petroliferi. Solo di recente il suo paesaggio è stato modificato per la significativa presenza di una antenna di 450 tonnellate, alta 48 metri e larga 35, gestita dall’esercito cinese. L’enorme antenna è stata costruita su 200 ettari di terreno che il governo argentino ha ceduto alla Cina per 50 anni. I negoziati hanno portato a un accordo, con clausole segrete, firmate nel 2014 tra i governi dell’ex presidente argentino Cristina Fernández de Kirchner e il presidente cinese Xi Jinping, accordo che è stato ratificato nel 2015.

Nonostante la stazione satellitare abbia – almeno sulla carta – scopi scientifici nell’ambito del programma di esplorazione sulla Luna e su Marte, non pochi analisti della sicurezza argentina hanno sollevato numerosi dubbi sul fatto che potrebbe avere anche scopi di natura militare. Al di là dei sospetti legittimi o meno, è indubbio che con questa installazione la Cina, nel contesto della guerra economica mondiale, intenda incrementare il suo sistema di navigazione satellitare Compass in alternativa a quello americano, russo ed europeo.

D’altra parte, il sistema satellitare costituisce solo un tassello di una crescente influenza in America Latina. Infatti, nel 2015, il presidente cinese ha promesso di investire 250 miliardi di dollari nella regione entro il 2025. Durante un incontro a Pechino con i leader della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi , Xi Jinping ha stimato che lo scambio commerciale tra Cina e membri della Celac – la comunità degli Stati dell’America Latina – raggiungerà i 500 miliardi nel prossimo decennio. Anche le esercitazioni militari congiunte a Rio de Janeiro con la marina brasiliana nel 2013 testimoniano la postura offensiva cinese volta a contenere e a contrastare quella americana.

In definitiva, la guerra economica tra Cina e Stati Uniti su Huawei non è altro che un piccolo tassello – per quanto significativo – di una guerra più complessiva per l’egemonia a livello globale. Per tutta la guerra fredda gli Stati Uniti hanno visto l’America Latina come il loro “cortile dello zio Sam” e non hanno permesso alla Russia di dominarlo; analogamente non permetteranno alla Cina di estendere la sua influenza economica e militare in una zona cruciale per l’egemonia economica e militare globale americana.