Secondo il New York Times gli attacchi informatici avvenuti nelle scorse ore ai danni dell’Iran erano stati pianificati da diverse settimane come ritorsione contro gli attacchi alle petroliere, dopo di che si è aggiunto l’abbattimento del drone americano. Attacchi sembra diretti in particolare a diversi sistemi informatici, quelli dell’intelligence iraniana che avrebbe pianificato gli attacchi alle petroliere. Secondo Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore e capo di stato maggiore della “Extraction Force” della Nato, “gli attacchi informatici americani contro l’Iran non sono una novità, ce ne sono stati di ripetuti e continuativi da anni, anche se non se n’è parlato. Questa volta, il fatto che invece la notizia sia stata resa pubblica ci dice che ormai siamo in uno stato di escalation davvero preoccupante”.



Un attacco missilistico fermato all’ultimo momento, cyber attacchi dichiarati pubblicamente: quello tra Usa e Iran è ormai uno stato di guerra?

Per scaramanzia questo termine non lo userei, non c’è dubbio però che c’è un’ostilità chiara e schiacciante da parte degli Stati Uniti. Non da parte dell’Iran, che non ha interessi né mezzi per infilarsi in una guerra, oltre a non averne motivi.



Ci spieghi questa ostilità.

C’è un’ostilità che non viene tenuta nascosta e che addirittura e soprattutto non vuole neppure riconoscere il ruolo che l’Iran ha avuto in Siria nello sconfiggere l’Isis e il terrorismo islamista, così come il fatto che la regione ovest dell’Afghanistan, che è la meno “talebanizzata”, lo è perché l’Iran vi ha giocato un peso non indifferente. Non parliamo di stato di guerra, ma sicuramente la situazione è questa.

I cyber attacchi americani sono stati diretti contro i presunti pianificatori degli attacchi alle petroliere: che significato hanno?



Questi attacchi informatici sono stati utilizzati anche in passato, anche per interrompere l’arricchimento dell’uranio. Non è la prima volta, probabilmente sono stati usati con continuità anche se non se ne è mai parlato. Il fatto che se ne parli può significare la volontà di alzare i toni dello scontro. Ma considerando che Trump ci ha abituati ad annunci che poi sono stati smentiti, potrebbe essere anche un modo per dare una contentino a chi a Washington vuole la guerra. L’Iran è nemico tradizionale dai tempi del rapimento degli ostaggi nel 1980, quando gli americani fallirono la loro liberazione. Non diciamo la parola guerra, però è chiaro che si tratta di un’escalation di tensioni che non promette niente di buono.

La prossima  mossa di Trump sarà l’introduzione di nuove sanzioni contro il nucleare. Questo comporterà una reazione iraniana?

L’Iran è un paese con risorse di idrocarburi molto importanti sia di petrolio che di gas. Sarebbe un paese ricco se potesse commerciare liberamente, ma questo viene contrastato anche dalla forte opposizione dei sauditi, che probabilmente sono dietro questa fiammata di minaccia militare. L’Iran questa sua ricchezza deve poterla usare, è economicamente in grande difficoltà, e a questo potrebbe stringere ancor più i rapporti con la Russia e la Cina, facendo forse arrabbiare ancora di più Trump. Ma a qualcuno le sue risorse l’Iran deve venderle, per sopravvivere.