Dopo la Rivoluzione degli Ayatollah del 1979 non è mai stato così vicino un secondo conflitto – questa volta però su scala mondiale – tra Usa e Iran come in queste settimane: prima l’assedio all’ambasciata americana di Baghdad (a seguito di raid Usa che avevano ucciso leader sciiti di Hezbollah e di militari vicini a Teheran) ma soprattutto ora con il raid americano che ha eliminato il generale delle Al-Qods iraniane Qassem Soleimani, autentico uomo forte degli Ayatollah nonché ago della bilancia per la politica estera dell’Iran da anni. Khamenei e Rohani giurano vendetta contro l’America di Trump e i livelli di scontri in Medio Oriente si alzano vertiginosamente: già sul fronte Libia il rischio di guerra globale per l’ingresso nel conflitto di Turchia e Russia è assai alto, la situazione in Siria non è per nulla risolta e ora si aggiunge la tensione alle stelle tra Usa, Iran e Iraq. Da potenziali scontri a fuoco nei paesi mediorientali a ripercussioni di terrorismo in ogni parte del globo, aggiungendoci la crisi su petrolio e scambi commerciali con l’Iran: la morte di Soleimani rischia di incendiare ben più del “consueto” odio (reciproco) tra Iran e Stati Uniti. Il terreno di scontro sembra essere ancora l’Iraq, dove tra l’altro vive ancora non sconfitto la minaccia dell’Isis che Soleimani con le Guardie della Rivoluzione sciita aveva combattuto nel 2014: come riporta Gianandrea Gaiani di “Analisi Difesa” «I pasdaran di Soleimani salvarono Baghdad dall’Isis nel 2014 (non i marines USA nè gli aerei italiani in Iraq disarmati) e lui stesso pianificò le operazioni per liberare il nord Iraq dal Califfato. USA in guerra vs tutti i veri nemici dell’Isis: puntano a guerra civile in Iraq?».
USA-IRAN SUL PIEDE DI GUERRA? RISPONDONO GLI ESPERTI
Il rischio di guerra sull’asse Usa-Iran è altissimo in queste ore immediatamente successive al raid americano all’aeroporto di Baghdad (per motivi di guerra al terrorismo internazionale, o per fini politici in vista delle prossime Presidenziali Usa, il risultato non cambia): secondo quanto riportato dall’esperto giornalista Alberto Negri per anni inviato di guerra, oggi consulente di Ispi, «L’uccisione da parte degli Usa del generale Qassem Soleimani a Baghdad è un atto di guerra. Soleimani era diventato un attore chiave del regime iraniano come comandante delle forze speciali dei pasdaran e per avere condotto il conflitto in Iraq e in Siria contro l’Isis e in appoggio al regime di Assad». Secondo Giampiero Gramaglia, Direttore dei corsi alla scuola giornalismo di Urbino, sul Fatto Quotidiano «l’attacco che uccide Soleimani, fra gli artefici della sconfitta dell’Isis, il sedicente Stato islamico, ed altri infiamma di nuovo la situazione e la Regione, dove gli Stati Uniti appaiono gli alleati incondizionati d’Israele e dell’Arabia saudita». Mosca e lo stesso Iraq hanno già condannato l’atto improvviso di Trump e il futuro prossimo dei rapporti tra Medio Oriente, Israele e l’Occidente si appresta ad essere molto più complicato di quanto già non lo fosse prima dell’eliminazione di Soleimani.