Abbiamo rischiato di svegliarci in un’alba livida di guerra dalle conseguenze mondiali, come rischia di essere ogni guerra in questo mondo globalizzato. Ma davvero Trump ha bloccato l’attacco militare sull’Iran solo dieci minuti prima? Davvero è stato la conta dei morti possibili a farlo desistere? Secondo Edward Luttwak, economista e saggista statunitense, conosciuto per le sue pubblicazioni e i suoi interventi sulla strategia militare e la politica estera, “Donald Trump non ha mai avuto intenzione di scatenare un attacco militare contro l’Iran né lo farà mai. Le sanzioni economiche che ha imposto a Teheran stanno già mettendola in ginocchio”. Trump, sempre secondo Luttwak, quando si muove, si muove in modo serio e incalzante, a differenza dei suoi predecessori. In effetti, se torniamo alla crisi con la Corea del Nord, in cui un giorno sì e un giorno no Washington minacciava una pioggia nucleare su Pyongyang e vediamo i colloqui di pace che ne sono seguiti, bisogna dire che Trump ottiene quello che vuole e senza bombardamenti come invece ha fatto Obama in Siria e Libia, senza peraltro ottenere nulla. Almeno per adesso, perché, sottolinea Luttwak, “il rischio ovviamente c’è sempre”.



Gli iraniani hanno risposto al minacciato bombardamento americano con le parole dure che tutti aspettavano (“La Repubblica islamica dell’Iran risponderà a ogni minaccia o aggressione americana”). Siamo ormai vicini al conflitto?

Gli iraniani minacciano tutti. Minacciano da anni continuamente Israele, però poi quando gli israeliani, nel maggio 2018, hanno distrutto 36 tra basi e magazzini iraniani in Siria non hanno fatto niente, non hanno sparato un colpo. Fanno la voce grossa perché sanno che Trump non ha intenzione di attaccarli.



Ci spieghi meglio: la situazione sembra tutt’altro che tranquilla, proprio da parte degli americani, o no?

L’attuale strangolamento economico americano sta funzionando molto bene. Sin dal 1979, quando ci fu la rivoluzione, sono state messe sanzioni varie che però non hanno portato a nulla. Trump fa sul serio e le sanzioni che ha messo stanno piegando il paese. Non ha nessun bisogno di fare alcuna guerra, non c’è nessuna necessità di agire militarmente e non lo farà, gli iraniani lo sanno.

Però l’altro giorno siamo andati vicini alla guerra, o è stata solo l’ennesima mossa di strategia psicologica e propagandistica per spaventare l’avversario?



Quello che stava per essere messo in atto era una azione militare standard prevista dal regolamento dell’esercito americano. Avevano abbattuto un drone americano, l’esercito americano reagisce, così è il regolamento. Ma Trump ha detto di no perché non c’era nessun bisogno e si sarebbe ottenuto un risultato spropositato rispetto al danno del drone abbattuto.

Però in questo modo, di provocazione in provocazione, si corre il rischio che prima o poi la situazione sfugga, è così?

Il rischio c’è sempre, ma il regime iraniano non ha nessuna forza militare. Ultimamente hanno dovuto cessare il sostegno economico ad Assad perché non sono più in grado di sostenerlo. Si tratta di un regime islamista dove impiccano i gay e chi si converte al cristianesimo.

Se è per questo anche in Arabia Saudita, alleata degli Usa, si fa lo stesso. Quale ruolo giocano i paesi arabi in questa situazione?

L’Arabia Saudita è la stessa cosa dell’Iran, un regime dittatoriale. In passato fornivano il petrolio alla Nato, adesso questo non c’è più bisogno di farlo e si godono i loro soldi comprando copie false di quadri di Leonardo da Vinci. Dal mondo arabo vengono solo pericoli, desideri di onnipotenza, ogni paese vuole il sopravvento sugli altri. Non è solo l’Iran, sono tutti uguali, prigionieri di una ideologia che blocca il loro sviluppo sociale, economico e culturale.