Nasce lo Space Center della Nato, che dovrebbe sorgere a Ramstein, in Germania. Secondo indiscrezioni, si tratterebbe di un centro focale in quella che da tempo viene definita “guerra stellare” e nella quale si sono già registrati incidenti tra Russia, Cina e Stati Uniti. “Un satellite russo aveva seguito nella sua orbita uno americano, convincendo gli Stati Uniti che Mosca aveva sviluppato tecnologie tali da poter disturbare l’attività satellitare”, afferma in questa intervista il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista. Attività satellitari che ben sappiamo avere grande importanza nella vita pubblica: sistemi di comunicazione, navigazione aerei e mezzi su strada, attività finanziaria. “Il centro spaziale che nasce adesso ha come scopo principale coordinare l’attività dei vari centri europei attualmente frammentati tra di loro – sottolinea Jean -, anche se bisogna tener conto che prima di una guerra spaziale, dobbiamo preoccuparci di una guerra cibernetica”.



Cosa è questo Nato Space Center e che compiti dovrebbe avere?

È un centro che avrà la funzione principale di coordinare sia le ricerche che l’utilizzo dei vari asset spaziali di cui dispone l’Europa e che messi assieme non sono affatto trascurabili, perché assumerebbero ben altro peso. Il problema è che, come succede in Europa, sono frammentati e divisi fra i vari paesi.



Dunque avrà una funzione di coordinamento europeo?

Utilizzerà anche dei fondi europei, perché la ricerca spaziale traina lo sviluppo tecnologico dei settori industriali. L’European defense agency avrà la sua voce in capitolo e attingerà fondi sia dalla ricerca & sviluppo sia dai fondi per implementare le capacità militari europee.

Stante la grande capacità assunta da paesi come Cina, Russia e India a livello satellitare, stiamo assistendo a un implemento della rivalità e quindi di possibili scontri “stellari”? C’è stato il caso, per esempio, di un satellite americano tempo fa attaccato da uno russo.



In realtà più che attaccato è stato seguito nella sua orbita da un satellite russo e gli americani pensano che i russi abbiano messo a punto delle tattiche per attaccare i satelliti americani nello spazio. Cina, Russia – compatibilmente con le sue risorse economiche – e Usa hanno notevoli capacità anti-satellite. L’India molto meno e le sue capacità in gran parte sono quelle ricevute in chiave anti-cinese dagli americani.

Tempo fa Donald Trump aveva annunciato l’intenzione di creare una Space force americana. Questo progetto esiste ancora?

Il progetto esiste ancora così come tanti altri progetti, ad esempio quello di andare su Marte. C’è stato un rilancio della ricerca spaziale americana, su cui Trump all’inizio era scettico e adesso invece vi sta investendo molto.

Tutto questo non rischia di mettere a repentaglio la collaborazione internazionale per il lancio di satelliti nello spazio?

Le collaborazioni nel campo dei satelliti sono messe in discussione già da parecchio tempo. Ci sono talune tecnologie considerate strategiche sulle quali è stato posto l’embargo nei confronti di Russia e Cina.

Parlare di “guerra stellare” è ancora prematuro ed eccessivo?

Direi di sì, sicuramente la guerra cibernetica è molto più di attualità di quella spaziale.

In che senso?

Finora sia lo spazio che il cyberspazio erano funzionali alle altre dimensioni del confronto geopolitico, cioè acqua, terra e mare. Adesso hanno acquisito una propria autonomia, sono concepibili guerre spaziali esclusive, guerre cibernetiche autonome rispetto ai collegamenti che esistono tra il dominio cibernetico e quello spaziale con le altre dimensioni classiche. Questa è la novità, anche perché sulle altre dimensioni domina sempre la dissuasione di carattere nucleare: nelle altre domina la parte cinetica, che provoca danni nella parte spaziale e cibernetica e dove si può guerreggiare senza creare grossi disastri, come invece provocherebbero le armi nucleari.