Secondo quanto riportato dal Corriere di Arezzo, sarebbe per scattare una causa record per l’omicidio di Guerrina Piscaglia – la donna uccisa dal prete Padre Graziano Alabi Kumbayo il 1 maggio 2014 facendo poi salire il corpo (mai ritrovato): la famiglia di Guerrina chiede un milione di euro come risarcimento alla Chiesa Cattolica. Padre Gratien era vice parroco di Cà Raffaello (Badia Tedalda) quando, secondo la sentenza di condanna definitiva in Cassazione (25 anni di reclusione), avrebbe conosciuto, frequentato e poi ucciso la donna sposata e con un figlio disabile Lorenzo: secondo i legali del marito di Guerrina, Mirco Alessandrini, l’istituzione ecclesiastica deve rispondere del male commesso da un suo ministro.
Il primo tentativo avvenne già nel 2019 subito dopo la condanna definitiva a Padre Graziano, ma in quel caso la “messa in mora” comunicata alla Curia di Arezzo-Cortona-Sansepolcro (girata per conoscenza anche al Vaticano) non ebbe alcun seguito. La notizia filtra ai colleghi del Corriere di Arezzo nei giorni in cui si prepara la Santa Pasqua nella comunità ecclesiale, oltre che a pochi giorni dal settimo anniversario della “sparizione” misteriosa di Guerrina. L’ultima telefonata avvenne con Padre Graziano, il quale però si è sempre qualificato come innocente.
GUERRINA, LA CAUSA RECORD
Gratien Alabi era il vice di padre Faustino – assente nei mesi del presunto delitto – e si occupava della cura delle anime della piccola parrocchia tra la Toscana e l’Emilia: stando alla versione curata dagli avvocati (Detti e Faggiotto) per la richiesta di risarcimento, la Chiesa deve risarcire la famiglia di Guerrina Piscaglia perché in quel momento il sacerdote era in pieno «svolgimento della sua missione pastorale e la Chiesa è chiamata in causa come responsabile per riparare al danno arrecato». Di contro, già a suo tempo l’avvocato Claudio Scognamiglio – riporta ancora il Corriere di Arezzo – aveva risposto alla famiglia di Guerrina difendendo la Chiesa dalla richiesta di risarcimento: «l’assenza del rapporto di preposto del prete congolese rispetto alla Diocesi».
La Chiesa ha sempre manifestato vicinanza e rispetto per i familiari della donna scomparsa, ma venivano comunque invitati a desistere da «pretese risarcitorie infondate». Citando ancora il documento del legale della Chiesa – ordinario di istituzioni di diritto privato nell’Università Tor Vergata di Roma – «il comportamento dannoso di padre Graziano non si è maturato nel contesto delle mansioni che il sacerdote aveva. Si andrà ad un braccio di ferro giudiziario nel quale i legali degli Alessandrini faranno leva sulla relazione tra prete e parrocchiana, con Alabi che si poneva come “uomo di Dio” e “riferimento spirituale”». L’atto di richiesta dei legali degli Alessandrini sta per essere notificato alla Diocesi dalla Procura e prima di arrivare a sentenza sul definire “responsabile” o meno la Chiesa potrebbero passare ancora diversi mesi.