Guglielmo Marconi e i rapporti con Benito Mussolini, lo storico: “Convinto fascista e razzista”

Nella fiction di Rai1 Marconi: l’uomo che ha connesso il mondo, il grande scienziato viene descritto come una uomo di pace che mette la scienza al servizio dell’umanità e che si oppone al Fascismo. Molto risalto viene posto sul rapporto con il collega e amico Enrico Fermi che, sposato con l’ebrea Laura Capon, viene ostacolato nelle sue ricerche. Marconi intercede con il Duce Benito Mussolini in favore di Fermi senza però ottenere alcun risultato. Ma nella realtà, Guglielmo Marconi era fascista o no?



A questa domanda ha risposto lo storico Francesco Filippi in un’intervista concessa a Famiglia Cristiana. Innanzitutto ha rivelato: “Non metterei la figura di Guglielmo Marconi all’interno del grande paniere dei pacifisti.” E poi ha aggiunto: “Marconi dichiarò di essere fiero di essere il primo telegrafista fascista della storia. Era un convinto nazionalista e in più era legato al fascismo non solo da un’affinità ideologica, ma anche da interessi economici. Le sue aziende vengono rilevate e dal regime, ben pagate e fuse in quella che poi diventerà l’EIAR, l’antesignana della RAI.”



“Guglielmo Marconi era fascista e razzista”: parla lo storico Francesco Filippi

E che l’ideologia di Guglielmo Marconi sia stata molto in sintonia con quella fascista è provata anche da altri fattori. Sempre stando alle dichiarazioni concesse dallo storico Francesco Filippi a Famiglia Cristiana, il 19 gennaio 1936 Marconi fece un discorso alla Reale Accademia d’Italia, che presiedeva, che si può definire un’accorata difesa dell’invasione dell’Etiopia, motivandola con necessità imperiose di difesa e di espansione del gene italico.

E subito dopo aggiunge: “Marconi, era un uomo fascista del suo tempo e quindi anche un uomo convintamente razzista. Non dimentichiamoci che tutta la vita di si svolge all’interno di una dimensione di carattere imperiale, chiamiamola così. Lui è un grande amico dell’impero britannico e quando l’Italia cerca di avere il suo impero, con l’orgoglio tipico del bianco alla Rudyard Kipling, esalta questa idea” Insomma, stando alle parole dello storico la figura che viene tratteggiata dalla fiction di Rai1 è molto diversa dalla vera natura del personaggio e quindi anche in una fiction che vuole avere un intento anche didattico si deve avere l’onestà intellettuale di inserire l’uomo all’interno delle dinamiche del proprio tempo.