Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Tagadà, Guido Bertolaso si è soffermato anche sulle prossime comunali a Roma. Il suo è uno dei nomi accostati al Centrodestra, ma per il momento ha preferito non commentare: «In un momento del genere, di grande tristezza per i morti e per l’ansia che abbiamo tutti per questa maledetta epidemia, parlare di candidature mi sembra fuori luogo». Ma il suo giudizio sull’amministrazione Raggi è a dir poco netto: «Io ho lavorato sempre per la mia patria e l’ho fatto gettando sempre il cuore oltre la siepe e facendo pagare alla mia famiglia dei costi inauditi. Poi sono andato in Lombardia e mi sono ammalato, ho rischiato la vita per realizzare quell’ospedale a Milano. Figuriamoci se non darei la vita per la mia città, la città più bella del mondo. Io faccio parte di quella fogna che non merita l’attuale sindaco: penso che la cosa più importante sia di fare in modo che quella che è diventata una discarica torni ad essere la città più bella del mondo e che questi incapaci se ne vadano a casa». (Aggiornamento di MB)



Guido Bertolaso: “Io manderei in lockdown chi ci ha messo in questa situazione”

Guido Bertolaso è un fiume in piena nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Tagadà. L’ex direttore del Dipartimento della Protezione Civile ha fatto il punto della situazione sull’emergenza coronavirus in Italia e si è soffermato su uno dei provvedimenti più discussi in ottica scuola, ovvero i banchi con le rotelle: «I banchi con le rotelle sono una perla delle sciocchezze che sono state commesse quest’estate. Tra le tante, il banco con le rotelle merita l’Oscar per la sciocchezza. In un Paese dove il 70% delle scuole insistono in territori sismici, dove il 65% delle scuole non hanno il certificato di agibilità, ci permettiamo di inventarci i banchi con le rotelle, dimenticando che in drammatiche situazioni – tipo il terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002 – i bambini si salvarono perché le maestre, quando si accorsero che stava arrivando la scossa di terremoto, dissero “tutti sotto al banco”. In questo caso cosa facciamo, ci mettiamo a correre per inseguire il banco?».



«Un aspetto decisivo in caso di epidemia è la prevenzione, della quale nessuno si preoccupa. Le istituzioni non hanno saputo fare alcuna iniziativa di prevenzione. Che ci sarebbe stata una seconda ondata di epidemia da coronavirus lo sapevano anche i sassi, questo è molto grave e francamente mi irrita parecchio», ha aggiunto Guido Bertolaso, che ha poi messo in risalto: «Bisogna lavorare immaginando sempre lo scenario peggiore che si possa realizzare, invece abbiamo fatto una sorta di tana libera tutti. Le istituzioni dovevano continuare a lavorare, programmare e pianificare mentre eravamo al mare»



Nelle ultime ore si è parlato di un nuovo lockdown, ma Guido Bertolaso è particolarmente netto sul tema: «Io manderei in lockdown chi ci ha messo in questa situazione oggi. Ci deve andare chi invece di acquistare i letti di rianimazione il 18 maggio quando uscì il decreto legge, ha fatto il bando di concorso il 2 ottobre. Ci deve andare chi non si è occupato di prevedere i trasporti per gli studenti. Ci deve andare chi non ha saputo comprare i tamponi e organizzare un sistema a tappeto su tutti i nostri cittadini. Ci deve andare chi ha coniato l’app Immuni, che non funziona per niente. Mi sembra che ci siano delle pesanti responsabilità».