In tempi di lockdown, il musicofilo deve ringraziare le case discografiche che tramite il quotidiano londinese Classical Music Daily (a cui collaboro da oltre dieci anni) gli inviano preziose novità e Zecchini Editore di Varese continua a sfornare a bei libri.

Uno di questi il collettaneo, curato da Ettore Borri, La direzione d’orchestra italiana (Zecchini Editore, pp. 160, € 25) con una elegante copertina dedicata a Guido Cantelli. I lettori più giovani di questa testata forse ricorderanno il suo nome. A 14 anni, nel 1956, ebbi la fortuna di vedere in televisione (schermo piccolo, bianco e nero, diretta della diurna una domenica pomeriggio) il Così fan tutte da lui diretto, con un cast stellare, alla mai troppo compianta Piccola Scala:. memorabile edizione, con il grande soprano Elisabeth SchwarzkopfGraziella SciuttiLuigi AlvaRolando Panerai e Franco Calabrese. Si possono trovare, cercando sul web, rare copie della registrazione in vinile dal vivo (successivamente riversata in CD) di quella memorabile esecuzione. Allora non esistevano, o non si usavano, registrazioni video.



Considero Cantelli il James Dean della direzione d’orchestra dotato di grandissimo talento e bell’aspetto, fu nominato direttore dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano il 16 novembre dello stesso anno di quello splendido Così fan tutte, ma la sua vita e la sua brillante e promettente carriera furono stroncate in un incidente aereo avvenuto all’Aeroporto di Orly a Parigi soltanto otto giorni più tardi, all’alba del 24 novembre, mentre si recava negli Stati Uniti, dove era stato invitato per dirigere una serie di concerti con la Filarmonica di New York. Morì giovanissimo (come l’attore americano) ed il suo ricordo non è macchiato da quelli che avrebbero potuto essere incidenti di percorso nella sua carriera ad età matura od avanzata.



Il volume prende origine da un convegno di studi tenuto a Novara (dove nacque Cantelli) il 25 novembre 2019. Nel convegno viene fatta una prima trattazione organica che colloca la direzione d’orchestra italiana nel contesto dello sviluppo storico, artistico e sociale. Al convegno hanno partecipato eminenti musicologi e acclarati studiosi: Ettore Borri, Oreste Bossini, Angelo Foletto, Piero Rattalino e Guido Salvetti ne hanno tracciato il panorama storico; ancora Angelo Foletto, Mario Giarda, Alberto Viarengo hanno fornito un approfondimento critico sulla figura di Guido Cantelli. Il Convegno ha accostato all’approccio scientifico e accademico le testimonianze dirette di celebri interpreti: Alfred Brendel, Aldo Ceccato e Donato Renzetti, le cui riflessioni hanno confermato la vivacità e l’attualità del delicato e profondo tema interpretativo. Il volume raccoglie le loro testimonianze e ricordi.



Cinque saggi riguardano Cantelli; particolarmente significativo quello di Angelo Foletto, critico musicale di Repubblica e Presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici Musicali, in cui si analizza l’eredità e la modernità della rigorosa direzione d’orchestra cantelliana. Foletto è più giovane di me; quindi, l’analisi è fatta sulla base delle registrazioni delle sue esecuzioni, quasi esclusivamente del grande repertorio sinfonico in cui poneva il repertorio classico sotto una lente d’ingrandimento. Interessante la notazione di come Cantelli si poneva nei rapporti con l’orchestra: non di imposizione (come faceva, ad esempio, Toscanini: ne fanno fede i nastri delle sue prove) ma di collaborazione reciproca.

Tra gli altri saggi di rilievo quello di Guido Salvetti sul ruolo del direttore d’orchestra nella nascita del sinfonismo italiano e quello, pieno di arguzia. di Pietro Rattalino, più volte direttore artistico di fondazioni lirico, e ,quindi, datore di lavoro di direttori d’orchestra.

L’elenco potrebbe continuare: Lascio ai lettori scoprirlo.