È una lunga ed approfondita intervista quella rilasciata dal ministro della Difesa Guido Crosetto al Messaggero, che parte dalle tensioni in Ucraina, per arrivare fino al rischio di una guerra contro la Russia sul territorio europeo, affrontata dal punto di vista di un paese – l’Italia – che non sarebbe affatto pronto ad un conflitto aperto. Il punto di partenza, non a caso, è proprio l’aggressione a Kiev, che secondo il ministro Guido Crosetto “nessuno ci assicura che si fermerà all’Ucraina“, nel timore ormai condiviso da molti che l’obiettivo di Putin sia puntare “ai Paesi Baltici o alla Polonia”.



Lo scenario, a fronte di un’invasione dei territori Nato, degenererebbe presto perché tutti i membri sarebbero costretti, “dall’articolo 5 del patto atlantico”, ad intervenire a supporto dell’alleato “che viene aggredito”; mentre se Putin raggiungesse Kiev sarebbe “un elemento totalmente destabilizzante per l’Europa e per il mondo” con le nazioni che non accetterebbero “i carri armati russi al confine”. A fronte di tutto questo, Guido Crosetto ci tiene a sottolineare che “aiutare gli ucraini a difendere il proprio territorio” è l’unica scelta coerente, ma senza dimenticare che l’obiettivo ultimo rimane “prima una tregua e poi una pace“.



Guido Crosetto: “L’Italia scelga il suo ruolo tra sovrana, suddita o satellite”

Allargando il discorso dalle prospettive e dai rischi futuri, fino ad arrivare a quello che l’Europa e il mondo potrebbero fare, Guido Crosetto parte dal ricordare l’inutilità delle sanzioni che mai avrebbero potuto “fermare economicamente quegli Stati, come la Russia, che oltretutto commerciano con tutto il globo”, per arrivare a suggerire un’azione che “coinvolga tutti” verso il raggiungimento di quella già citata pace. A poco servirebbe il millantato esercito europeo – “un lavoro mastodontico” – ma sarebbe sicuramente più utile iniziare a lavorare sulla spesa per la Difesa, soprattutto in Italia che, spiega Guido Crosetto, “è tra i pochissimi Paesi della Nato di gran lunga sotto l’obiettivo“.



In tal senso, è ora per il nostro paese di decidere se “vuole essere un paese che conta”, oppure “un paese struzzo”, o ancora “un paese satellite che affida la sua sicurezza, ma anche la sua sovranità, ad altri”: ora come ora la realtà ci vede occupare l’ultima delle tre possibilità, ma il ministro si dice favorevole all’idea “della sovranità italiana“.