Guido Crosetto, ministro della Difesa, in un’intervista per La Stampa ha parlato delle tensioni geopolitiche internazionali, tra guerra in Ucraina e a Gaza, con un focus anche sulla crisi nel Mar Rosso, alimentata dagli Houthi. L’Italia, spiega il ministro partendo dalla guerra marittima, “manderà una nave”, che si affiancherà a quelle già presenti e che avrà solamente compiti difensivi, perché “noi non possiamo bombardare [ma] possiamo rispondere agli attacchi, magari anche anticipandoli”.
Quello che sta accadendo nel Mar Rosso, secondo Crosetto, è “una guerra commerciale che vuole alterare le regole globali”, perché è evidente che se “le navi russe e cinesi non vengono attaccate [si] crea un disallineamento commerciale, perché le loro merci hanno costi di trasporto e di assicurazioni inferiori”. È l’inizio, ritiene il ministro, “di qualcosa di diverso, di una guerra ibrida“. Tutto questo, tuttavia, è collegato “alla guerra a Gaza”, per la quale diventa sempre più importante “trovare una soluzione rapidamente”. Sulla guerra in Ucraina, invece, Crosetto ci tiene a sottolineare che il sostegno a Kiev non verrà ridotto, perché girandoci “dell’altra parte, ci troveremmo i carri armati di Putin sotto casa“.
Guido Crosetto: “Servono i riservisti e una riforma della Difesa”
Il mondo, insomma, secondo Guido Crosetto, dall’illusione “che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile” si trova ad affrontare una situazione diversa “in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato“. Diviene, dunque, centrale, sia per l’Italia che per molti altri stati europei, una revisione delle forze armate, che ora come ora “al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri”.
L’ipotesi peggiore secondo Crosetto è che ci troveremo, in futuro, a “difendere il nostro territorio” o anche “gli interessi italiani in Paesi lontani”. Serve, dunque, attivare i riservisti dell’esercito italiano, che, sottolinea il ministro, “non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto”. Oltre a questo, però, servono anche esperti nelle nuove tecnologie e nelle nuove modalità di guerra tecnologica, ragione per cui il governo sta pensando, spiega Crosetto, ad una riforma della Difesa, perché “se io ho bisogno di esperti, con le regole ed il trattamento economico del pubblico impiego, non li troverò mai”.