I soggetti fragili e gli anziani hanno bisogno della terza dose perché «il vaccino non è un farmaco, è uno stimolo». Lo ha spiegato Guido Forni, immunologo dell’Accademia dei Lincei, al quotidiano “la Repubblica” in un articolo che ha cercato di spiegare tramite diversi esperti perché alcuni soggetti avranno la terza dose: «Immaginiamo che sia una ginnastica, al termine della quale ci aspetta una corsa. Una persona anziana faticherà più di una giovane ad arrivare al traguardo».



Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena, trova «sensata» la scelta italiana di partire con la terza dose di vaccino ai fragili: «Chi ha risposto poco alle prime due dosi ha bisogno di una dose aggiuntiva. Non vedo invece la necessità di vaccinare gli operatori sanitari, se sono sani e hanno risposto bene al primo ciclo». Israele però ha fatto un passo in avanti, somministrando la terza dose a tutti, sopra ai 12 anni. Gli Stati Uniti fanno la terza dose invece sopra ai 65 anni per poi allargarlo alle categorie più esposte al contagio: dai poliziotti agli insegnanti, dai postini agli agricoltori fino ai lavoratori dei trasporti e i cassieri del supermercato.



TERZA DOSE, IL DILEMMA SULLA MEMORIA IMMUNITARIA

L’Italia ha deciso di offrire la terza dose di vaccino prima ai pazienti con varie malattie, poi agli ultra ottantenni, ospiti di Rsa e operatori sanitari. L’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha deciso però di aspettare ottobre per una decisione definitiva sulla terza dose di vaccino per tutti gli over 12. «Quel che ancora non sappiamo – ha spiegato Cossarizza – è quale sia il numero minimo di anticorpi che ci protegge. Né conosciamo la durata della memoria immunitaria».

Ci sono poi i dubbi sulla terza dose di vaccino, che Guido Forni ha sintetizzato così su “la Repubblica”: «Che una nuova somministrazione riporti in alto i valori degli anticorpi è fuori di dubbio. Ma per quanto tempo? Riesce anche ad allungare la memoria immunitaria o andrà poi rinnovata con sempre nuovi richiami?».