A quasi tre anni dal suo arrivo a Milano, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi, traccia un bilancio del suo rapporto con l’Ue. Si rese subito protagonista di uno scontro a distanza con la Commissione europea per le direttive che rischiavano di smontare il sistema economico lombardo e fu il primo in Italia a denunciare i danni che le politiche green avrebbero all’imprenditoria lombarda. «Il problema non sono gli obiettivi da raggiungere che si pongono le politiche europee, che anzi sono pure condivisibili, ma il modo in cui l’Europa ci chiede di arrivarci», spiega l’esponente della Lega a Libero. Inoltre, accusa la Commissione europea di mettere «a rischio le caratteristiche principali del sistema produttivo lombardo: la capacità di interpretare in anticipo le tendenze del mercato e la propensione all’innovazione». L’omologazione europea, invece, «mette a rischio la libera concorrenza e svilisce le potenzialità della Lombardia».



Dunque, pare evidente che non è affatto migliorato il rapporto difficile tra la Lombardia e la Commissione Ue. «La difficoltà vera è quella di avere a che fare con un’Europa che parla a più voci», spiega Guido Guidesi, facendo l’esempio la linea del Commissario per il mercato interno Thierry Breton e le politiche ambientali di Frans Timmermans, che vanno in direzione opposta. «Fino a quando la Ue non parlerà con un’unica voce è complicato…». La doppia voce europea influisce in maniera negativa sull’andamento del sistema economico. Lo si vede nella digitalizzazione: bisogna investire, ma la politica monetaria europea alza il costo dell’accesso al credito. «Per questo noi crediamo che per uscire da questa spirale c’è bisogno di una Commissione europea meno ideologica e più concreta», suggerisce l’assessore lombardo.



“LOMBARDIA SVANTAGGIATA RISPETTO AD ALTRE REGIONI EUROPEE”

Nonostante i paletti fissati dalle politiche europee, la Regione Lombardia ha dimostrato di poter tenere botta, facendo registrare talvolta numeri sorprendenti. Ciò grazie all’«ecosistema che c’è in Lombardia e che è al servizio delle imprese, che ha il suo fondamento in una sana collaborazione tra pubblico e privato», spiega Guido Guidesi a Libero. La Lombardia fa la sua parte, aggiunge l’assessore regionale allo Sviluppo economico, «sostenendo le imprese che a loro volta creano lavoro». Ad esempio, ci sono state molte iniziative regionali dopo il Covid, ma per migliorare questa situazione servirebbe solo una cosa per l’esponente della Lega: «Autonomia».



I risultati finora ottenuti dalla Lombardia sono arrivati nonostante «parta svantaggiata rispetto alle altre regioni europee». L’Autonomia risolverebbe due paradossi. Il primo riguarda una questione concorrenziale: «Avremmo più libertà nello scegliere come e dove investire le nostre risorse e potremmo avvicinarci a quello che fanno i nostri concorrenti». Il secondo è un paradosso strategico, da chiarire in Europa. «Vogliamo l’autonomia di decidere che strada intraprendere per arrivare al risultato che l’Ue ci chiede».

“POLITICHE GREEN? DICEVANO CHE ERAVAMO MATTI”

Tornando alla questione delle politiche green e automotive, Guido Guidesi rivendica di aver lanciato l’allarme tre anni fa sui rischi. «Ci hanno detto che eravamo matti. Ora se ne discute in tutta Europa. Forse i matti non eravamo noi lombardi. Quello che deve essere chiaro è che noi non contestiamo il fatto che entro il 2035 si debba raggiungere l’obiettivo dell’emissione zero». Il consigliere regionale allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, contesta la strada con cui l’Europa ci vuole arrivare. «Vogliamo essere liberi di centrare l’obiettivo senza distruggere un’intera filiera produttiva».

La posizione lombarda è chiara: «Non è vero che si può raggiungere quel risultato solo comperando le auto elettriche. Ma ci sono anche altre fonti energetiche che noi vorremmo sviluppare». Il riferimento è all’idrogeno, ai biocarburanti per continuare ad usare i motori endotermici. «Insomma chiediamo piena neutralità tecnologica». La questione non è politica per Guido Guidesi: «Noi sappiamo che possiamo raggiungere quei risultati in altro modo perché a dircelo sono state le ricerche certificate delle Università».