«CON VARIANTE OMICRON DOBBIAMO CONVIVERE”
«Omicron si ferma solo chiudendo tutto, ma non è fattibile. Il tentativo del governo dunque è di mitigare il contagio per tenere aperte scuole e attività economiche»: a dirlo è il consulente del commissario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, Guido Rasi, in una intervista a “La Stampa”.
Lo stesso ex n. 1 dell’Ema ammette che per poter “convivere con il Covid”, specie con la diffusione di Omicron, «si presuppone un maggiore impegno di tutti per un mese a evitare incontri inutili, a usare le Ffp2 e soprattutto a fare le tre dosi di vaccino. Tra vaccinati e guariti andremo verso l’endemizzazione del virus fino alla prossima variante. Se Omicron rimanesse dominante la situazione si stabilizzerebbe, ma lo pensavamo anche per Delta». Rasi si augura che Omicron resti una “vampata di un mese” ma al netto dell’evoluzione imprevedibile, l’esperto si auspica una massiccia crescita delle vaccinazioni con terza dose anche per chi è stato contagiato: «chi è sintomatico ha un’infezione in corso ed è meglio che rimandi, se è positivo asintomatico vada e se in dubbio in mancanza di sintomi pure, senza fare inutili tamponi…».
SCUOLA E VACCINO, IL PUNTO DI GUIDO RASI
Sotto il profilo dell’emergenza Covid con impatto sulla scuola, Guido Rasi spiega come l’evoluzione del contagio ancora oggi «non è prevedibile, così come l’impatto del ritorno a scuola degli studenti»; la crescita dei casi insomma sarà inevitabile ancora nei prossimi giorni, «sarebbe meglio aspettare due settimane per riaprire le scuole, ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente e richiedere ulteriori rinvii. Il governo ha preso una decisione che mette al primo posto l’istruzione, così come si fa con l’economia, affiancata da misure di mitigazione seppur non strutturali per la mancanza di interventi nelle scorse estate». Il consulente del generale Figliuolo osserva poi – dopo gli ultimi tre Decreti Covid approvati dal Governo – che la scelta di porre l’obbligo vaccinale per gli over-50 potrebbe essere stata presa troppo tardi per l’ondata in corso: «Per questa è tardi. L’obbligo nasce per Delta, che tuttora occupa l’80 per cento delle terapie intensive con persone che avrebbero dovuto vaccinarsi». Riflessione finale di Guido Rasi, sempre su “La Stampa”, in merito alla distanza tra una dose di vaccino e l’altra: «richiami a 5 mesi? Dopo la terza dose servirà una riflessione molto seria alla luce delle varianti, del livello del contagio e della nostra immunità».