Con la terza dose da somministrare a tutta la popolazione e il rebus tamponi da risolvere anche la validità del Green pass potrebbe essere presto rivista al ribasso. Dopo l’allungamento dai nove mesi iniziali ai 12 mesi attuali, la certificazione verde potrebbe presto essere modificata per venire incontro a quella che è la reale validità dei vaccini. A sottolinearlo è Guido Rasi, già direttore di Ema e oggi consulente del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, che ospite di Tg2 Post ha sottolineato: “Complimenti ai sindaci per le misure efficienti e dal grande pragmatismo, il vaccino va aiutato e abbiamo imparato che dopo i sei mesi cade la prima delle tre difese, ovvero quella della trasmissione del virus. Per fortuna non cade quella della malattia grave e della morte, quindi dobbiamo aggiornare l’evidenza scientifica alle misure di contenimento e il Green pass a 12 mesi non è di sicuro in linea con la realtà. Andrà rivisto anche in attesa della terza dose, col tampone invece va modulato”.

“La nostra situazione non è drammatica, siamo nel cosiddetto equilibrio fragile. C’è ancora margine per non andare oltre i numeri che abbiamo oggi, ma l’equilibrio è fragilissimo e il tutto dipende dalle riaperture che sono state fatte. Il Green pass e le misure vanno via via rilassandosi sempre di più, all’inizio me lo chiedevano ogni giorno e di più e oggi invece non è così. Tra le misure da attuare ora c’è il Green pass in maniera perentoria, rigida e vedere se bisogna fare qualcosa di più drammatico dopo”. ha sottolineato rasi.  Ad Adnkronos ha poi specificato: “Personalmente sono favorevole alla riduzione a 6 o 9 mesi, ma, ribadisco, dobbiamo vedere i dati epidemiologici. Sono questi a guidare le scelte, qualche mese fa si è introdotto il concetto di rischio calcolato che sta funzionando molto bene. Il grosso problema è che va ricalcolato sempre in base all’evidenza della circolazione virale” .

Guido Rasi: “Verso endemizzazione virus, vedremo sui vaccini”

Intervistato anche da La Repubblica, Rasi ha spiegato: “In Italia siamo a un punto critico. Potremmo essere infatti uno dei primi Paesi che va verso l’endemizzazione. La popolazione italiana ha un alto livello di vaccinazione e con la terza dose si dovrebbe consolidare questa protezione. Grazie alla combinazione tra richiamo e nuovi farmaci e a un un’ulteriore percentuale di vaccinati, per l’inizio dell’estate potremmo raggiungere una situazione di stabilità. Non vuol dire che il virus smetterà di circolare, ma sarà tenuto sotto controllo. Se dovremo continuare a fare il vaccino, lo scopriremo via via. In termini biologici, un ciclo di tre dosi dovrebbe dare un’immunità di qualche anno, ma ogni virus si comporta in modo diverso. Quindi non ci resterà che osservare cosa succede”.

Sulla pillola anti-Covid ha poi detto: “Abbiamo imparato che non esistono medicinali senza effetti collaterali. Dei due nuovi che si avvicinano non conosciamo ancora l’impatto su tutti i pazienti, ma se li autorizzeranno saremo sicuri che il rapporto beneficio-rischio sarà favorevole. Poi non sappiamo quali controindicazioni avranno, cioè se chi ha certe patologie non potrà usarli. Poi non funzioneranno al 100%. Certo, un aspetto positivo si conosce già: si assumeranno per via orale e la distribuzione sarà più facile”.