La domanda è sul taccuino da ormai diversi mesi: perché l’Italia è uno dei Paesi con la mortalità da Covid più alta al mondo? Un dubbio espresso anche da Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia del farmaco Ema, che all’AdnKronos Salute non ha usato mezzi termini: “In Italia, dove le strutture sanitarie ci sono, i medici ci sono e ci sono degli ottimi clinici, mi si deve spiegare perché la mortalità per Covid-19 è così alta“. Rasi, oggi consulente del commissario per l’emergenza Coronavirus e direttore scientifico del provider di educazione continua in medicina Sanità In-Formazione, gruppo Consulces, ha continuato: “Qualcosa non deve aver funzionato in termini di standardizzazione delle cure – osserva – perché non è possibile che si muoia così tanto“. Le ipotesi, a suo dire, sono due: primo, “l’errore drammatico commesso nella fase iniziale della campagna di vaccinazione, nel target della popolazione” immunizzata che spesso e volentieri non è stato “strategico”; in molti casi, infatti, “i vaccini non sono stati concentrati sulle fasce di popolazione più a rischio, elemento ancora più grave considerando che di vaccini ce n’erano pochi“.



Guido Rasi: “Perché la mortalità da Covid è così alta in Italia”

Il secondo fattore indicato da Rasi come possibile causa dell’alta mortalità da Covid in Italia è che “sicuramente ci sono da rivedere gli standard di cura, anche domiciliari. Perché probabilmente l’approccio tachipirina e vigile attesa è un po’ troppo minimalista“. Rasi ha poi parlato della decisione Ue, annunciata dal commissario al Mercato interno Thierry Breton, di non rinnovare l’ordine di vaccini AstraZeneca dopo la scadenza del contratto vigente. L’esperto, microbiologo ordinario all’università di Roma Tor Vergata, ha detto che la scelta “non riguarda la sicurezza del prodotto, ma le difficoltà di produzione incontrate, le difficoltà nelle consegne e il fatto che c’è un’azione legale in atto. In questo senso è abbastanza comprensibile“. Secondo Rasi è bene poi ricordare che per quanto riguarda AstraZeneca “potenzialmente l’utilizzo riguarda tutta la popolazione dai 18 anni in su, avendo però bene in mente le indicazioni dell’Ema. Rasi ha parlato anche della possibilità di archiviare l’Rt come parametro di valutazione per l’andamento dell’epidemia e per la decisione sulle chiusure: “In uno scenario che cambia ogni 15 giorni, anche per effetto delle vaccinazioni, diventa logico a un certo punto rivedere i parametri. E’ giusto rivedere i parametri in questa fase della pandemia per un motivo molto semplice: il numero degli infettati in un’unità di tempo non produce più gli effetti negativi che produceva prima. Grazie all’effetto del vaccino ci sarà sicuramente una forbice che si allarga tra il numero delle infezioni e gli effetti severi della malattia. Ci sarà un calo delle ospedalizzazioni e della mortalità mentre non è detto che ci sia un calo delle infezioni leggere. Quindi il numero di positività di per sé è uno dei parametri, ma potrebbe dover essere rivisto“.

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