Quello di cui parliamo oggi è un eroe della chitarra un po’ particolare. Stanley Jordan è emerso improvvisamente alla ribalta nel 1982, quando uscì il suo primo disco Touch Sensitive. Il suo stile in realtà era già stato sperimentato per l’invenzione, da parte di Emmett Chapman alla fine degli anni ’60, dello strumento denominato Stick. Si tratta di uno strumento a corde, in cui però entrambe le mani suonano sul manico, più ampio di quello di una chitarra e comprendente 10 corde, 5 suonate dalla destra e 5 dalla sinistra. Gli interessati possono trovare una breve introduzione nella pagina Wiki dedicata a questo strumento
Ma, una volta detto questo, Stanley Jordan non c’entra nulla con lo Stick; l’introduzione era però necessaria per dire che questo chitarrista usa lo stesso concetto, ma applicato a una chitarra a 6 corde.
Per farci un’idea, vediamolo alle prese con una cover della beatlesiana Eleanor Rigby, che aveva inserito nella tracklist del suo disco d’esordio.
Naturalmente lo stile di Stanley Jordan è piuttosto sorprendente, e non passa molto tempo per il chitarrista (ventitreenne ai tempi del debutto discografico) prima di essere invitato nei più famosi show televisivi.
Il suo stile è più simile a quello di un pianista che a quello di un chitarrista: le due mani si muovono indipendentemente, entrambe sul manico della chitarra, alternandosi fra melodia, accompagnamento e contrappunti sia paralleli che incrociati. E in effetti, andando a leggersi la storia di questo musicista, da piccolo aveva incominciato a studiare pianoforte, per poi passare alla chitarra.
Il lavoro del chitarrista è reso leggermente più agevole da due accorgimenti che Jordan adotta: l’accordatura tutta per quarte (per intenderci dal mi basso: MI LA RE SOL DO FA), che permette una semplificazione delle diteggiature; e uno strumento con una action (distanza fra corde e tastiera) molto bassa, per facilitare il tocco sul manico. Vediamolo in azione al David Letterman show (con un Letterman straordinariamente giovane) accompagnato da una band.
Per concludere, una interpretazione vagamente Rhythm and blues di un classico del musical, la celeberrima Over the Rainbow. In questa esecuzione si possono apprezzare la grande bravura tecnica, ma al tempo stesso l’ottima conoscenza dell’armonia jazz, che permette a Stanley Jordan di muoversi a suo agio (e nello stesso tempo) su una tavolozza armonica complessa, elaborando un fraseggio ricco ed intrigante.