Gustavo Zagrebelsky, giurista italiano ed anche ex giudice della Corte Costituzionale dal 1995 al 2004, ha parlato con il quotidiano La Stampa dell’attuale situazione in cui verte l’umanità, assediata da continue crisi che finiscono, talvolta, per sovrapporsi. Non ci gira troppo attorno, e seppur riconosca che non vada tutto male, confessa anche che “molto sì”, e contestualmente ritiene che si stia piano piano diffondendo una sensazione apocalittica nelle popolazioni mondiali.



Secondo Gustavo Zagrebelsky, infatti, le persone si trovano a vivere in un mondo “dove c’è il ‘muro di pietra’ di Dostoevskij: ci si para davanti e ti sputa in faccia“, che apre alla necessità di romperlo, per poter aprire gli occhi e discutere di “temi terrificanti come l’abitabilità del pianeta, le guerra, le centinaia di migliaia di bambini che nascono e muoiono nella prima settimana di vita” che ora come ora ci spingono solamente ad allargare le braccia “per impotenza di fronte all’orrore”. Secondo Gustavo Zagrebelsky il problema principale è che “siamo dominati dal principio di non contraddizione” che ci porta ad “eliminare tutto ciò che non è coerente, sterminando le culture particolare e spingendo tutti verso uno stesso modello di vita“.



Zagrebelsky: “Il modo di concepire la nostra esistenza non è più sostenibile”

Gustavo Zagrebelsky, andando avanti nella sua riflessione, ritiene che il mondo abbia iniziato il suo tracollo nel periodo illuminista, che “ha creato società basate sulla linearità” che porta ad emarginare, estirpare e rendere nullo tutto ciò “che non sta dentro”. Il punto fondamentale, secondo il giurista, è riflettere sul fatto che “il nostro modo di concepire l’esistenza su questo pianeta [ha] mostrato tutti i suoi limiti“.

In questo contesto di limiti, secondo Gustavo Zagrebelsky viene meno anche il principio fondante della democrazia, che era vista in passato come “l’approdo finale e universale dell’umanità”. Infatti, in epoca post bellica, il sistema democratico si doveva fondare sul principio di libertà e differenziazione, ma anche di difesa delle minoranze, degli stili di vita altrui e, più generalmente, delle differenze. Principi che secondo Gustavo Zagrebelsky sono venuti meno soprattutto negli ultimi anni, fatti di crisi, guerre e problemi, che mostrano i limiti delle società, sempre meno sostenibile da un punto di vista sociale.



La globalizzazione (e le guerre) secondo Gustavo Zagrebelsky

Continuando il suo lungo ed articolato pensiero Gustavo Zagrebelsky ci tiene a sottolineare il ruolo fondamentale che la globalizzazione ha avuto nella rottura attuale degli stili di vita. “Ha definito le nuove regole dell’economia”, sostiene, “accumulazione illimitata, dissipazione delle risorse e rottura degli equilibri naturali, impoverimento e sfruttamento di categorie sociali e di popoli interi“. E spiega che c’è un solo modo per tenere assieme tutti questo, ovvero la forza e la sua sublimazione, “le guerre che ci fanno fare”.

La stessa guerra, secondo Gustavo Zagrebelsky, ha cambiato volto, disumanizzandosi grazie alla tecnologia, che evita il contatto diretto tra gli eserciti. Ma a differenza di molti, il giurista ritiene che l’essere umano non sia per natura belligerante e violento, sottolineando che chi la pensa così appoggia quella che definisce “l’ideologia massima, il più importante intervento di manipolazione delle coscienze“. L’esito di tutti i ragionamenti di Gustavo Zagrebelsky è solamente uno, ovvero che per uscire dalla delicata e complessa situazione attuale occorre “abbassare il livello di violenza nei rapporti individuali e collettivi”, che passa anche dal cominciare (da parte dei decisori politici che vogliono le guerre) a trattare gli esseri umani come fini e non come mezzi. Come? Ritiene utile iniziare a cercare le cause della violenza per disinnescarle, riconoscendo che si tratta di un “prodotto delle prepotenze”.