Giovanni Guzzetta parla del Decreto ONG
Sulle pagine de La Stampa il costituzionalista Giovanni Guzzetta ha parlato del cosiddetto decreto ONG, voluto dal Ministro degli Interni Matteo Piantedosi ed inserito in un pacchetto di riforme che mirano a migliorare la sicurezza, assieme per esempio al decreto rave. L’esperto della Costituzione ha voluto subito negare che sia una manovra incostituzionale, “perché le nuove norme (..) erano già previste dalla Convenzione di Amburgo”.
Inoltre, Guzzetta spiega che “non c’è alcun divieto dei salvataggi plurimi”, che secondo alcuni critici del decreto ONG aumenterebbe il numero di morti in mare. Si tratterebbe solamente di una norma fine ad un “coordinamento con lo Stato“, come previsto ancora una volta dalla Convenzione di Amburgo. “Quando c’è un’emergenza in mezzo al mare la valutazione sul da farsi dopo il primo salvataggio”, continua Guzzetta, “spetta allo Stato e non alla Ong”. Infatti, l’approdo in un porto deve, secondo l’esperto, essere coordinato con le autorità competenti, “perché magari nello stesso momento in cui possono intervenire per un secondo soccorso le Ong, ci sono a disposizione altre navi militari o mercantili”.
Guzzetta: “Nell’accoglienza manca un piano europeo”
Continuando a commentare il decreto ONG, Giovanni Guzzetta ritiene che non si possa parlare tanto di “codice di condotta”, quanto piuttosto di una norma fine ad ottimizzare “alcune regole di coordinamento che valgono per tutte le navi che prestano soccorso”. Parlando delle nuove sanzioni che i prefetti possono applicare, ritiene che, sostituendo quelle penali attualmente previste dai regolamenti internazionali, “sono meno gravi”. “È vero che sono applicate dai prefetti, ma possono essere oggetto di ricorso all’autorità amministrativa e all’autorità giudiziaria”, spiega.
Inoltre, il decreto ONG prevede che gli equipaggi delle navi informino anche i migranti soccorsi della possibilità di richiedere asilo internazionale in un altro stato. Secondo il costituzionalista Guzzetta “lo scopo è quello di organizzare la fase successiva agli sbarchi perché è evidente che alcuni porti sono al collasso. È quindi importante assumere prime informazioni per razionalizzare gli interventi e la redistribuzione sul territorio nazionale”. Mancherebbe, però, secondo Guzzetta, “un anello della catena, ovvero un piano di asilo europeo” che sostituisca il regolamento di Dublino, il quale “impone di inoltrare la richiesta di asilo nel Paese di prima accoglienza”.