Alberto Guzzetta, ordinario di Diritto Pubblico e costituzionalista, ha rilasciato un’intervista per Libero, nella quale ha commentato i contenuti della riforma della giustizia proposta dal Ministro Carlo Nordio, in toni decisamente positivi. Partendo da uno dei cardini, ampiamente criticati, del ddl, ovvero la separazione delle carriere, ritiene che sia un “bene che ci siano delle proposte da parte del guardasigilli, che ci mette la faccia”.



“Il dibattito sulla giustizia”, spiega Guzzetta, “si trascina da decenni senza che si riesca a fare una discussione laica, perché tutte le parti lucrano i vantaggi della contrapposizione ideologica”. Passando strettamente alla separazione, sottolinea che “mi pare difficile mettere in dubbio che l’appartenere allo stesso corpo e alla stessa carriera non possa indurre ad un atteggiamento di benevolenza verso il collega”. Similmente, secondo Guzzetta “nessuno oggi può dire, con onestà intellettuale, che tutti i reati vengono perseguiti”, e sarebbe, forse, necessario trovare “soluzione per l’inattuazione in via di fatto” dell’obbligatorietà dell’azione penale.



Guzzetta: “Troppi illeciti nell’applicazione dell’abuso d’ufficio”

Andando oltre, il costituzionalista Alberto Guzzetta commenta anche l’abrogazione delle fattispecie di reato proposta da Nordio per l’abuso d’ufficio. Sottolinea che, trattandosi di “un reato ‘di chiusura’ rispetto a quelli più tipici come la corruzione o la concussione, i suoi contorni finisco per essere sfuggenti, malgrado gli sforzi per tipizzare la fattispecie“. Probabilmente “per questo motivo il ministro ha deciso per la via radicale dell’abrogazione”.



“Che ci sia stato un abuso dell’abuso d’ufficio nell’interpretazione e nell’applicazione giurisdizionale”, spiega ancora Guzzetta, “lo ha detto persino la Corte costituzionale nella sentenza 8/2022. E questo ha generato quel fenomeno di amministrazione difensiva e di ‘paura della firma’ che ormai paralizza l’intero Paese”. Inoltre, ritiene che “la corruzione non si combatte solo con la repressione, ma anche con incentivi a comportamenti virtuosi” perché secondo Guzzetta, “una cultura eccessivamente inquisitrice rischia di determinare effetti inintenzionali molto dannosi”. Infine, il costituzionalista ritiene positivo lo stop alla possibilità, da parte del Pm, di ricorrere all’appello dopo una sentenza di proscioglimento in primo grado, per i reati minori, perché sarà sicuramente utile per “destinare le risorse che i pm dedicherebbero all’appello, verso il perseguimento di altri reati, magari più gravi”.