Hachiko, la storia vera dell’amicizia tra un cane e un uomo, anche oltre la morte
Hachiko è cane il protagonista di un celebre film, prodotto nel 2009 negli Stati Uniti d’America, ma dietro la sceneggiatura vive una storia reale e leggendaria, rappresentativa del grande amore che può legare un cucciolo e il proprio padrone. Hachiko era un cane appartenente alla razza Akita, tra le più note di origine giapponese, vissuto tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. L’amico a quattro zampe viveva con un professore universitario di nome Hidesaburo Uero, che ogni giorno era solito prendere il treno per raggiungere la sede scolastica.
Hachiko è impresso nella memoria proprio per quel consueto viaggio in treno del padroneAkita era infatti solito seguirlo non solo al mattino, nel momento della partenza, ma da solo raggiungeva i binari anche di sera per accogliere Hidesaburo anche al suo ritorno. La sua fedeltà leggendaria si palesa quando purtroppo, il professore viene a mancare. Nonostante la morte del padrone, Hachiko per 10 lunghi anni tornerà puntuale, ogni giorno, presso la stazione di Shibuya. La speranza di veder tornare il suo amato professore svanirà solo con la sua morte, nel 1935 all’età di 13 anni.
Hachiko, dopo più di 80 anni la verità sulla morte. Per 10 anni scappò da chiunque volesse accudirlo
La commovente storia di Hachiko è stata così iconica da ispirare ben due film; nell’87 la prima produzione giapponese e poi il remake statunitense realizzato nel 2009. La storia dell’akita supera i confini dell’amicizia, inconsapevole dell’inesorabilità della morte e con la speranza sempre viva fino agli ultimi attimi della sua vita. Hachiko è morto nel 1935 e, secondo le ricostruzioni dell’epoca, le ragioni della sua scomparsa sarebbero state legate ad uno spiedino di pollo. La pietanza avrebbe perforato lo stomaco del cucciolo portandolo a passare a miglior vita all’età di 13 anni.
Le sorti di Hachiko continuano ad appassionare, come una leggenda senza tempo, al punto da richiamare l’attenzione dei ricercatori dopo quasi un secolo al fine di fare luce sulle ragioni della sua morte. Uno studio del 2011 infatti, condotto presso l’università di Tokyo, ha constatato dopo l’autopsia che l’akita aveva sviluppato dei tumori sia al cuore che ai polmoni. Negli anni trascorsi ad attendere il ritorno del padrone, Hachiko ha inoltre avvalorato la sua fedeltà nei confronti del professore rifiutando ogni adozione. Diverse famiglie infatti cercarono di donare serenità al cucciolo portandolo in casa propria, ma l’akita puntualmente riusciva a scappare per recarsi alla stazione colmo di speranza e amore.