I tempi sono cambiati anche per gli “invasori”. Quelli che spuntavano all’improvviso sui campi di calcio sono per ora solo un ricordo, visto che almeno in Italia l’accesso agli stadi è molto limitato. Ora però ci sono quelli che spuntano nelle videoconferenze. È quanto accaduto durante la riunione tra i ministri europei della Difesa. Una riunione blindata che però è stata violata da un “intruso”. Nel bel mezzo della riunione un ragazzo ha fatto irruzione sugli schermi dei ministri, che stavano discutendo di appalti miliardari per tecnologie belliche e coordinamento di eserciti. Così un giovane in t-shirt nera è apparso in video con l’area tra l’altro sorpresa, perché forse non immaginava di riuscire a “bucare” la rete dell’Unione europea. Invece è riuscito a materializzarsi vicino agli uomini di governo con bandiere e scrivanie di rappresentanza. La vicenda è stata ricostruita da Repubblica, spiegando che l’hacker è stato anche gentile, perché ha salutato tutti con la mano. Poi ha voluto esperire le formalità invitando gli amici nell’ufficio open space alle sue spalle a constatare con i loro occhi ciò di cui era stato capace.



“HACKER” SBUCA IN VIDEO CONFERENZA MINISTRI DIFESA SU SICUREZZA

Per rendere l’impresa ancor più memorabile, l’hacker è riuscito a collegarsi anche in audio, quindi ha sovrapposto la sua voce a quella dei ministri europei della Difesa che erano in videoconferenza. È riuscito a parlare per un paio di minuti, poi è stato rimosso tra l’imbarazzo dei ministri che si stavano occupando della revisione strategica della politica di sicurezza per il 2020. Subito sono scattate le indagini dell’intelligence di più Paesi, ma un sito olandese di news ha rivendicato l’intrusione. Si tratta di un giornalista che si è appropriato della password di un ministro. Il report è stato redarguito poi in diretta dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell: «Ma lei lo sa di essere entrato in una conferenza segreta di ministri della Difesa? Ma lei lo sa che si tratta di un reato penale? Esca subito prima che arrivi la polizia». E lui ha risposto: «Sì, lo so. Sono un giornalista olandese. Mi spiace di aver interrotto la vostra conferenza, me ne vado. Grazie». Di sicuro questa vicenda dimostra che c’è ancora molto da fare in tema di cyber sicurezza, non a caso nelle videoconferenze non vengono discusse per ora questioni riservate, infatti sono considerate riunioni non formali del Consiglio. Si è scoperto che infatti che il giornalista c’è riuscito per l’imprudenza della ministra olandese Ank Bijleveld, che ha pubblicato su Twitter una foto della riunione, senza notare che erano presenti i codici di accesso alla videoconferenza.



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