Alcuni hacker polacchi sono stati assunti da una compagnia di manutenzione e riparazione di treni per far ripartire il mezzo in seguito ad un malfunzionamento del software che ne bloccava la partenza, ma ora rischiano una denuncia. Dopo aver contribuito a risolvere il guasto sul treno infatti, i tre sono stati accusati di diffamazione perchè avrebbero scoperto e successivamente divulgato pubblicamente che in realtà il problema sul computer di bordo che impediva il funzionamento del treno era causato da un codice di blocco creato dall’azienda produttrice che era possibile eliminare solo accedendo al pannello del macchinista.



La questione ora è diventata di pubblico dominio e risulta abbastanza problematica. Se da una parte la compagnia che costruisce i treni si sta preoccupando dell’immagine pubblica dopo la circolazione della notizia dei guasti intenzionali, dall’altra parte gli hacker si difendono dicendo di essere stati contattati via email dagli stessi manutentori perchè non riuscivano a risolvere il problema.



Hacker riparano treno e scoprono guasto intenzionale, la compagnia li denuncia per diffamazione

La compagnia Newmag, azienda che produce treni in Polonia ha dichiarato l’intensione di voler querelare i tre hacker che erano stati chiamati da una ditta di manutenzioni indipendente, dopo che questi hanno reso pubblico il fatto che il guasto sul treno da riparare era stato inserito dagli stessi produttori intenzionalmente. Sembra infatti che tramite un codice di blocco inserito nel pannello dei comandi era possibile fermare il mezzo in caso di prolungata permanenza nei centri di riparazione, o qualora non fossero stati usati pezzi di ricambio originali.



In pratica un software progettato per smettere di funzionare che è stato scoperto per caso. La vicenda quindi prosegue, tra le dichiarazioni del gruppo hacker che sostengono: “Abbiamo scoperto l’interferenza del produttore nel software, che ha portato a guasti forzati e al fatto che i treni non partivano”. E l’azienda che ha risposto che: “Si tratta di un tentativo di boicottaggio da parte della concorrenza per condurre una campagna diffamatoria nei nostri confronti“.