I vescovi di Haiti non chinano la testa neppure di fronte all’ultimo atto di violenza che allunga la lista degli episodi di ferocia e crudeltà nei confronti dei religiosi. Pochi giorni fa un familiare di una suora superiora di un ordine religioso, è sparito senza lasciare traccia, racconta VaticanNews. L’uomo è stato rapito, così come le sei suore della congregazione di Saint-Anne, rilasciate il 25 gennaio scorso dopo alcuni giorni di prigionia. “In nome di Dio, chiediamo alle autorità di porre fine alle sofferenze del popolo haitiano” aveva chiesto la Conferenza Episcopale locale.



Ancora una volta i religiosi sono tornati a far sentire la propria voce, chiedendo che il clima di terrore nei confronti degli ecclesiastici si plachi. “Noi ne abbiamo abbastanza di omicidi, di stupri, di rapimenti, che si sono consumati soprattutto negli ultimi tre anni”, hanno scritto i dieci presuli haitiani. Alle autorità locali i religiosi hanno chiesto di “rendersi conto della gravità della situazione attuale e di prendere una decisione saggia per il bene di tutta la nazione le cui fondamenta sono seriamente minacciate”.



“La gente è stanca di morte e povertà”

Tra i dieci vescovi che continuano a far sentire la propria voce c’è monsignor Pierre-André Dumas. Si tratta del vice presidente della Conferenza Episcopale di Haiti, che allo stesso tempo è pastore di Anse-à-Veau-Miragoâne, la diocesi dove è avvenuto il rapimento delle sei suore. Il vescovo, ai rapitori, ha offerto sé stesso come merce di scambio in cambio delle religiose: un appello non ascoltato dai sequestratori. Da anni ormai ad Haiti prosegue la guerra tra bande armate, che presto potrebbe trasformarsi in un conflitto civile. Per questo i vescovi continuano a chiedere al primo ministro di guidare una transizione pacifica del potere, per evitare altri spargimenti di sangue.



“Eravamo convinti che dopo gli accordi politici assunti solennemente, il 7 febbraio scorso, festa della caduta della dittatura, potesse diventare la data giusta per un nuovo inizio nel quale creare le condizioni per far nascere istituzioni democratiche, invece non è stato così” ha scritto ancora nella lettera Dumas, ribadendo che “la gente è stanca di morte e povertà. Il compito della Chiesa è quello di far capire che si devono trovare soluzioni pacifiche. Lo abbiamo ribadito anche alle autorità alle quali abbiamo chiesto azioni coraggiose e ispirate dalla sapienza”. La società haitiana è al collasso: “Ormai sono quattro settimane che i bambini non studiano più perché le scuole sono chiuse a causa della recrudescenza delle violenze. Anche questo è un segno di fallimento”.