Haiti, Jimmy Chérizier, ex poliziotto ed ora a capo dei ribelli armati che stanno combattendo nella guerriglia urbana contro il governo degli “oligarchi, ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano La Repubblica nella quale ha parlato di quali sono gli obiettivi delle gang e cosa chiedono adesso che Garry Conille si è insediato come nuovo primo ministro dopo il momento di grave caos e anarchia che ha portato il paese a raggiungere livelli di crisi umanitaria mai visti prima. Cherizier, soprannominato “barbecue” afferma: “Adesso osserveremo cosa farà Conille, se continuerà con il sistema di prima o inizierà ad aiutare davvero la gente che soffre“.
Quello che è sicuro, prosegue, “È che il governo dovrà dialogare con noi, siamo aperti ad una pace e alla negoziazione ma se non ci ascolta si andrà verso la guerra civile“. Il capo dei ribelli di Haiti sostiene che: “Senza un accordo le gang armate non può esserci salvezza per Haiti“, e dice: “Siamo pronti a combattere e non abbiamo paura di morire, Haiti deve tornare ad essere un paradiso, altrimenti sarà l’inferno per tutti“.
Jimmy Chérizier, capo dei ribelli di Haiti: “Primo Ministro dovrà scendere a patti con le gang o sarà l’inferno per tutti”
Come dichiara il capo dei ribelli di Haiti Jimmy Chérizier, quello che le gang chiedono è principalmente il miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini: “Una scuola aperta per tutti i ragazzi, l’acqua potabile per tutti, l’accesso garantito al sistema sanitario pubblico, più lavoro per donne e uomini“. E sono pronti a raggiungere i loro obiettivi anche attraverso una guerra civile se necessario. Il primo passo ora dovrà essere il dialogo con il primo ministro che dovrà dimostrare non solo di essere disposto a scendere a patti ma anche di combattere contro i pochi politici che detengono il potere, che Chérizier accusa per aver trascinato Haiti in un pozzo dal quale è difficile uscire.
Il “comandante” delle gang si fa anche chiamare “Il Che Guevara delle Antille“, e nega di essere un criminale, ma di avere di avere più un ruolo di “servitore della mia gente” e conclude rispondendo ai report dell’Onu che lo hanno accusato di stragi di civili, rapimenti e saccheggi: “Sono tutte bugie inventate per screditarmi, ma se mi danno del criminale perché voglio l’acqua potabile per tutti, allora sono un criminale“.