Pont-au-Prince, la capitale di Haiti, è assediata dalle gang armate
Haiti da luglio dello scorso anno, in cui l’ultimo Presidente eletto, Jovenel Moise, è stato ucciso dalle gang armate, vive nel completo caos e nella disperazione. Secondo una lunga inchiesta della BBC, infatti, l’uccisione del presidente avrebbe creato un vuoto istituzionale e politico, colmato in breve tempo dalle numerosissime bande armate dell’area. Gli USA avrebbero provato a trovate una soluzione, sostenendo l’elezione del primo ministro Ariel Henry, che però non gode di nessun favore da parte della popolazione.
Ad Haiti si vive nella stessa situazione che tendenzialmente è riservata alle aree di guerra, con una divisione in colori della capitale Port-au-Prince, da verde a rosso per indicare il potenziale pericolo. Il problema è che non c’è un’autorità a far rispettare le “zone rosse” e le gang armate vivono in una costante lotta tra loro per appropriarsi delle varie aree della capitale. A parlare di numeri è un associazione per i diritti umani di Haiti che sostiene che il 60% della capitale è sotto il controllo delle gang armate, in una situazione in costante evoluzione. Nell’ultimo anno l’associazione rileva di mille uccisioni imputabili alla gang, mentre le persone rapite di cui si ha notizia sono oltre 1.100 secondo le Nazioni Unite.
Haiti a ferro e fuoco: “1.300 vittime in 4 mesi”
Insomma, la situazione delle gang armate ad Haiti sembra essere veramente drammatica e il quotidiano inglese evidenzia che la popolazione è quasi completamente spaventata dall’uscire di casa. Infatti, la pratica dei rapimenti sembra essere piuttosto importante per le gang, che nei mesi tra gennaio e ottobre avrebbero rapito oltre mille persone, chiedendo riscatti al fine di garantirsi dei flussi costanti di entrate. I riscatti, racconta la BBC, vanno dai 200 dollari fino al milione, mentre la maggior parte delle vittime, una volta pagato il riscatto, vengono rilasciate, con evidenti danni fisici e mentali.
“Gli uomini”, racconta un’associazione per i diritti umani di Haiti, commentando il modus operandi delle gang armate, “vengono picchiati e bruciati con materiali come la plastica fusa. Le donne e le ragazza sono soggette a stupri di gruppo e a volte i rapitori chiamano i parenti per far sentire al telefono lo stupro“. Il numero complessivo delle vittime, inoltre, sembra essere in aumento da giugno, e nei mesi fino a settembre sono stati rilevati oltre 1.300 vittime, tra feriti, omicidi e sparizioni.
Perché nessuno fa nulla per le bande armate ad Haiti?
In conclusione, il reportage sulle gang armate che assediano Haiti, condotto dalla BBC, cerca anche di dare una spiegazione concreta delle ragioni per cui la capitale versi in quelle condizioni. Alcune associazioni parlano di un diffuso appoggio del mondo politico, che supporterebbe finanziariamente e concretamente le bande armate, in cambio del “lavoro sporco” che smuova la paura e l’instabilità nel paese. Legami tra gang e politici che, dal 2011, sono diventate istituzionalizzate e che hanno permesso alle bande di fare liberamente quello che vogliono, arrivando ad influenzare giudici, forze dell’ordine e dirigenze aziendali.