Il Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella serata di ieri è riuscito a raggiungere un accordo per intervenire ad Haiti, paese americano martoriato da più di cinque anni da una violenta guerra interna che vede contrapposta l’istituzione governativa alle oltre 200 gang criminali che operano nella piccola isola. Seppur non si tratti di una vera e propria missione militare che prevederà l’impiego dei caschi blu, la risoluzione a favore dell’intervento ad Haiti rappresenta un importante passo avanti per l’ONU che fin dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina (con la prima che fa parte dei Big del Consiglio di Sicurezza, con il diritto di veto) sembrava essersi arenato nell’impossibilità di prendere qualsiasi decisione rilevante.



L’ONU e l’intervento ad Haiti

Insomma, l’ONU, dopo 347 giorni dal primo grido d’allarme lanciato da Guterres in merito alla situazione ad Haiti, è riuscito a votare favorevolmente l’intervento. A tardare a lungo la trattativa sarebbe stata proprio la Russia, con il beneplacito della Cina, che temevano possibili interferenze nei loro rapporti politici e commerciali con l’isola, risolti solamente grazie all’intervento del Kenya (che gode a sua volta di ottimi rapporti con entrambe). Quest’ultimo, infatti, per promuovere l’avvio della missione ha deciso di prendere il ruolo di guida, disponendo il maggior numeri di pacemaker.



All’atto pratico l’intervento dell’ONU ad Haiti si limiterà al coordinamento e all’eventuale supporto dell’esercito locale nel caso in cui gli sforzi degli altri stati non fossero sufficienti, mentre l’aspetto militare sarà guidato dal Kenya, che ha messo a disposizione 1.100 militari addestrati per supportare l’esercito regolare. Giamaica, Barbados, Antigua e Barbuda invieranno un altro centinaio di uomini a testa, così come gli Stati Uniti stanzieranno 200 milioni di dollari (divisi in due trance) utili alle spese logistiche e di intelligence. La situazione ad Haiti, infatti, è critica già da parecchio tempo a causa del conflitto che l’ONU ha definito “raccapricciante” tra gang e militari che ha causato, solo tra lo scorso ottobre e questo giugno, oltre 30mila morti e più di 200mila sfollati nella sola capitale.

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