Non c’è pace nella terra di Haiti: il “New York Times” riferisce del drammatico rapimento avvenuto nelle scorse ore di 17 missionari cristiani originari degli Stati Uniti, presi con le loro famiglie nella capitale Port-au-Prince mentre lasciavano un orfanotrofio.

Il gruppo dell’associazione missionaria “Christian Aid Ministries” è stato rapito mentre si trovava a bordo di un autobus in viaggio verso l’aeroporto internazionale di Haiti: con loro anche alcuni bambini, tutti prelevati da una banda criminale tra le molte che affollano la capitale haitiana ormai da anni. Non si hanno notizie al momento di riscatto o richieste da parte dei criminali, resta lo sgomento per la sparizione dei 17 missionari cristiani e dei bambini che si trovavano in viaggio con loro verso gli States.



HAITI, IL PAESE ALLO SBANDO

Le uniche informazioni certe che si hanno al momento è che i missionari sono stati catturati poco dopo aver lasciato la cittadina di Croix-des-Bouquets e continuano ad essere detenuti dalla banda, stando a quanto trapela da una fonte di sicurezza citata da Afp. È purtroppo anni che le bande armate controllano i quartieri più poveri dell’isola e solo dall’inizio dell’anno sono stati segnalati già 628 rapimenti in tutta Haiti: le bande hanno concesso finora una sola tregua di 2 settimane tra l’assassinio del presidente Jovenel Moise (il 7 luglio scorso) e la sua sepoltura (il 23 luglio), ma purtroppo l’attività di rapimento e richiesta riscatto è ripresa subito dopo. Il rapporto consegnato all’ONU lo scorso 27 settembre è agghiacciante: 628 rapimenti (629 con quest’ultimo), compresi 29 stranieri di tre nazionalità differente, anche se sono numeri che potrebbero cambiare visto che le denunce non sono sempre tempestive e immediate. Colpiti tutti i ceti sociali, non solo i più ricchi ma anche le baraccopoli, dovunque insomma vi sia un briciolo di possibilità di ottenere qualcosa in “cambio”. Intervistata lo scorso 12 settembre per il “Sussidiario” in esclusiva Fiammetta Cappellini, responsabile della Ong AVSI in Haiti, ci spiegava «la gente, anche se stanca e sfiduciata, resiste e ricomincia sempre da capo. In tutti questi anni, al di là delle difficolta e delle tragedie, siamo riusciti a costruire. Le infrastrutture crollano e sono sempre da ricostruire da capo dopo ogni uragano o terremoto, ma quello che negli anni abbiamo fatto per queste persone rimane, non viene portato via. E noi lo vediamo nei loro occhi».



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