Il politologo francese Olivier Roy ha rilasciato un’intervista per il quotidiano Avvenire, parlando della guerra tra Israle e Hamas che sta sconvolgendo la Striscia di Gaza e l’interezza del Medio Oriente. In generale, ci tiene a sottolineare come “è finita l’epoca in cui l’Onu, gli europei o gli americani potevano intervenire nello scontro israelo-palestinese” facendo sì che “la crisi oggi potrà essere risolta solo fra gli attori regionali”.



Il politologo ritiene che “si [sia] sempre esagerato sull’influenza europea” nei confronti di Israele o di Hamas, mentre nella realtà “la politica europea nella regione può essere solo simbolica“. Fino ad oggi, inoltre, quella stessa politica “consisteva nell’accompagnare a livello umanitario una pacificazione perseguita dalla comunità internazionale”, mentre “resta totalmente assente dal quadro politico e strategico in Medio Oriente”. In altre parole, secondo Roy, non sarà certamente l’Europa a mediare la pace tra Israele e Hamas, perché “non dispone né dei mezzi, né della volontà per perseguirla”. Similmente, seppur “possono esservi interventi americani più o meno incisivi”, saranno solamente “gli attori regionali ad avere l’ultima parola”.



Roy: “Hamas è isolato sia da Hezbollah, che dall’Iran e dall’ISIS”

Complessivamente, inoltre, in merito al conflitto tra Israele e Hamas il politologo ritiene che non vi sia un concreto rischio di internazionalizzazione dello scontro, che potrebbe passare solamente “per Hazbollah o l’Iran”. Di contro, però, almeno allo stato attuale “le manifestazioni in piazza” nel mondo arabo “esprimono solidarietà, ma non hanno nulla d’insurrezionale” che potrebbe giustificare il rischio di un’escalation.

Inoltre, ci tiene a precisare che “tra Hamas e l’Iran c’è una relazione opportunistica” legata al legame tra i terroristi palestinesi e Hezbollah, che tuttavia “non hanno la stessa ideologia”. Inoltre, secondo Teheran la tempistica con cui è stato condotto l’accatto ad Israele “non è quella migliore. Avrebbe voluto un’azione combinata: un’intifada in Cisgiordania e degli attacchi simultanei”. Complessivamente, secondo Roy, “Hamas non dispone di alleati” con “i governi arabi della regione furiosi” nei suoi confronti. Neppure l’Isis sembra essere particolarmente incline ad appoggiare la causa palestinese, soprattutto perché ha sempre criticato il fatto che sia “un movimento nazionalista e non jihadista su scala globale”.