Hamas e il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina (PIJ) hanno rivendicato la responsabilità del fallito attentato a Tel Aviv, nel centro commerciale di Lod, in cui è morto l’aggressore e un passante è rimasto ferito. Mentre la guerra a Gaza prosegue nella speranza che i colloqui per la tregua diano i loro frutti, arriva la minaccia di altri attacchi in Israele che potrebbero compromettere il proseguo proprio dei negoziati.



La polizia israeliana aveva dichiarato che l’esplosione di domenica nel centro commerciale di Israele è stato un «attacco terroristico con l’uso di un potente esplosivo» per il quale è stata aumentata l’allerta, poi ha riferito che una persona, che secondo i media israeliani era il presunto assalitore, era stata uccisa e un’altra ferita.



In un comunicato congiunto, le Brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato di Hamas, e le Brigate al-Quds, loro omologhe della Jihad islamica, che hanno entrambe combattuto contro Israele nella Striscia di Gaza, hanno dichiarato di aver «eseguito l’operazione suicida che ha avuto luogo domenica sera nella città di Tel Aviv». I due gruppi hanno poi minacciato di compiere altri attacchi di questo tipo in Israele «finché continueranno i massacri dell’occupazione, lo sfollamento dei civili e la politica degli assassini».

GLI EFFETTI DELL’ATTENTATO SUI NEGOZIATI PER LA TREGUA A GAZA

L’attacco è avvenuto poco dopo l’arrivo a Tel Aviv del Segretario di Stato americano Antony Blinken, che sta spingendo per un cessate il fuoco a Gaza, ma cresce il timore di un allargamento del conflitto a livello regionale dopo oltre 10 mesi di guerra, innescata dall’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre.



Blinken, incontrando il presidente israeliano Isaac Herzog a Tel Aviv, ha dichiarato che questa potrebbe essere una fase decisiva, forse la migliore, se non l’ultima, occasione per liberare gli ostaggi, ottenere una tregua e avvicinarsi alla pace. Ma Moussa Abu Marzouk, portavoce dell’ufficio politico di Hamas, ha frenato: «Non c’è alcun progresso nei colloqui per il cessate il fuoco».

“ATTENTATO A TEL AVIV POTEVA CAUSARE STRAGE”

Stando a quanto riportato da The Jewish Cronicle, l’attentatore, che è morto nell’esplosione del suo zaino, era un palestinese della zona di Nablus in Cisgiordania e si ritiene che un complice lo abbia trasportato a Tel Aviv. Kan News ha riferito che, secondo le stime, la bomba pesava meno di 10 chilogrammi e che l’apparato di sicurezza è molto preoccupato per gli attacchi imitatori.

Il numero uno della polizia del distretto di Ayalon, Haim Bublil, ha dichiarato a Kan News Radio che «è possibile che l’aggressore avesse pianificato di raggiungere la vicina sinagoga o forse il centro commerciale. Non siamo in grado di capire perché l’ordigno sia esploso in questo momento». In merito all’attacco ha aggiunto: «La scena qui parla da sola, è una carica potente che avrebbe potuto causare danni significativi. Siamo in una specie di miracolo che l’incidente non si sia concluso con decine di morti».