Il generale Israel Ziv, che in passato è stato a capo della direzione delle operazioni dell’esercito israeliano e comandante della divisione Gaza, in una intervista a Libero Quotidiano, ha parlato dell’attacco dello scorso 7 ottobre. “Israele ha fatto l’errore di non capire o non voler capire che Hamas si era trasformata da organizzazione terrorista in una organizzazione militare vera e propria. Avevamo visto gli elementi di questa evoluzione, ma non ne abbiamo colto le implicazioni”, ha ammesso.



È proprio in virtù di ciò che il Governo di Benjamin Netanyahu si è fatto trovare impreparato. “Nessuno ha immaginato che avremmo dovuto fronteggiare un attacco del genere. A parte il fallimento dell’intelligence, è poi fallito il sistema difensivo. Abbiamo avuto molta fiducia in un muro per fermare le penetrazioni sotterranee, che è costato un miliardo di dollari e che tecnicamente era molto buono, ma Hamas lo ha oltrepassato in un altro modo. Grave errore, puntare su una linea di difesa sola. E poi la mobilitazione è avvenuta in un periodo troppo lungo, per un Paese così piccolo”.



“Hamas è un esercito, Israele non l’ha capito”, il parere di Israel Ziv

Il passato ormai è ormai andato e mentre si stanno ancora svolgendo i combattimenti tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, il vero dubbio è cosa ne sarà di questo territorio in futuro. Gli interrogativi sono tanti. Tra questi anche quello relativo all’Unrwa. “L’Unrwa era una organizzazione temporanea, stabilita nel 1948 in contemporanea a un’altra organizzazione in Corea. L’organizzazione in Corea risistemò 3 milioni di persone a Sud in tre anni, e poi fu chiusa. Ma l’Unrwa invece è rimasta, ed ha finito per essere infeudata da Hamas. Questa Unrwa deve sparire”, ha chiarito Israel Ziv.



E sul nuovo Governo: “Penso che la soluzione debba essere una Gaza indipendente senza più connessioni con Israele. Non dico che debbano morire di fame: una cosa che stiamo facendo è parlare con gente influente negli Emirati Arabi Uniti, perché investa per creare infrastrutture economiche in gradi di farli prosperare. Non sarà facile, dovranno cambiare tutto il loro sistema: educazione, cultura, controllo, politica. Tutto!”.