A metà del 2019, l’esercito israeliano ha usato un attacco di precisione in una strada stretta per uccidere un comandante di Hamas. Il comandante morto ormai 4 anni fa, gestiva un sistema di rimesse clandestino in cui agenti fidati trasportavano denaro e merci oltre il confine per regolare i saldi dei clienti, spiega il Wall Street Journal. Si tratta della cosiddetta rete Hawala, come è conosciuta in Medio Oriente, che ha smistato milioni di dollari in finanziamenti dall’Iran all’ala militare di Hamas. Dopo la morte, a prendere il suo posto fu un uomo d’affari palestinese chiamato Zuhair Shamlakh: quest’ultimo cambiò strategia per sfuggire agli israeliani. Digitalizzando il suo modus operandi, si rivolse alle valute digitali.



Secondo gli attuali ed ex funzionari delle forze dell’ordine israeliane e gli ex funzionari statunitensi, gli scambi di denaro di Shamlakh erano spesso in token digitali che venivano inviati agli operatori all’estero per regolare i saldi hawala. Le criptovalute inviate ai portafogli digitali controllati dagli scambi di denaro affiliati ad Hamas potrebbero anche essere state scambiate con contanti presso i loro uffici nella Striscia di Gaza. Questo metodo avrebbe aiutato i terroristi del gruppo jihadista a ricevere ingenti somme dall’Iran durante i due anni che hanno preceduto gli attacchi del 7 ottobre contro Israele. L’utilizzo della tecnologia finanziaria è stato adottato per ridurre i rischi legati allo spostamento fisico di denaro e beni.



Israele: “Così Hamas riceveva fondi”

Dal 2021, l’Ufficio nazionale israeliano per il finanziamento del terrorismo ha emesso sette ordini per sequestrare i fondi criptati di Gaza. I portafogli digitali identificati come collegati agli scambi hanno ottenuto 41 milioni di dollari in criptovalute, secondo una ricerca della società di analisi e software BitOK con sede a Tel Aviv. I portafogli collegati dall’FBI in un altro ordine al PIJ hanno ottenuto invece altri 93 milioni di dollari. Funzionari della NBCTF hanno affermato che una parte significativa dei fondi ricevuti dagli scambi di Gaza erano destinati ad Hamas. Secondo l’intelligence israeliana, le transazioni crittografiche PIJ hanno utilizzato anche la rete di attività di servizi monetari che aiutano Hamas e i suoi affiliati.



Secondo il ministero della Difesa israeliano, che supervisiona la NBCTF (National Bureau for Counter Terror Financing of Israel), era questo il “principale cambiavalute” di Hamas, incaricato di organizzare il trasferimento di denaro iraniano. Il proprietario di un’altra borsa, chiamata Dubai Money, era una “figura chiave nell’infrastruttura economica di Hamas per il riciclaggio e il trasferimento di capitali” dall’estero. Shamlakh ha negato che Al Mutahadun abbia ricevuto fondi dall’Iran ma per Israele non è così. L’Iran è da tempo il principale finanziatore di Hamas: l’organizzazione avrebbe anche raccolto fondi attraverso organizzazioni di beneficenza e scremato fondi dagli aiuti esteri ufficiali e dalle entrate fiscali a Gaza.