“La mia nomina a futuro responsabile del Comitato militare dell’Alleanza atlantica è un successo per l’Italia, che raccoglie i frutti di ciò che ha seminato con il netto sostegno all’Ucraina sin dai primi giorni dell’invasione” spiega al Corriere della Sera l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in procinto di terminare il suo incarico di capo di stato maggiore della Difesa a Roma per assumere il nuovo ruolo ai vertici della Nato a gennaio 2025. È la terza volta che un italiano dirigerà il Comitato: “Abbiamo oltre 7.000 soldati impegnati nelle missioni internazionali, gran parte in ambito Nato, non ultima quella storica in sud Libano. Il sistema Paese ha funzionato ed è apprezzato tra gli alleati”.



Dagli Usa la richiesta è che i membri Nato investano almeno il 2 per cento del loro budget per le spese militari. Il futuro responsabile del Comitato concorda “pienamente, anche se è stato necessario del tempo per metabolizzare i grandi mutamenti in atto e la necessità di condividere gli investimenti per la difesa comune. L’Italia è impegnata da molto tempo a raggiungere la soglia del 2 per cento entro il 2028 e la crisi Ucraina ha contribuito a legittimarne le ragioni. Noi europei dobbiamo capire che è ingiusto affidarci sempre all’ombrello americano, anche per questo sostengo la necessità di un esercito europeo con una forza d’intervento rapida di almeno 5.000 uomini sempre pronta. Non in alternativa, ma come integrazione alla Nato“.



Guerra Hamas-Israele, “partizione della terra soluzione più accettabile”

Riguardo la guerra tra Hamas e Israele, il futuro responsabile del Comitato militare dell’Alleanza atlantica Giuseppe Cavo Dragone spiega al Corriere della Sera: “Siamo tutti rimasti colpiti dalla sciagurata ondata di violenza provocata da Hamas. Il terrorismo più basso e crudele contro donne, anziani e bambini: non si deve mai più ripetere. Ora, pur comprendendo il giusto desiderio di Israele di colpire gli autori delle stragi, la comunità internazionale attende che venga fatto tutto il possibile per evitare danni alla popolazione civile. Il senso di pietà e tristezza vale per i caduti civili sia palestinesi che israeliani. A noi il compito di buttare acqua sul fuoco per cercare di raggiungere un accordo che possa tutelare i civili nella speranza di riaprire alla soluzione politica. Servono grandi leader che credano nella via pacifica di reciproco rispetto”.



L’attacco lanciato da Hamas nei confronti di Israele ha spiazzato le forze di Tel Aviv, provocando terrore e sgomento. Dragone non ha dubbi: si tratta di “un’organizzazione terroristica, come ha appena confermato con le stragi. Non è l’unica responsabile della lunga storia del conflitto israelo-palestinese, ma certo lo è dell’innesco di questo nuovo scontro armato con oltre 2.000 terroristi che si sono macchiati del sangue di innocenti”. Per l’ammiraglio, il negoziato sarebbe la soluzione ideale: “L’Onu continua a ribadire la necessità della partizione della terra: sembra ancora adesso la soluzione più accettabile. Anche se l’eccidio di Hamas rinvia e complica le cose”.