Giora Eiland, ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale (l’NSC), ha parlato della guerra tra Hamas e Israele durante un’intervista per il programma “Seven Nine”, citata dal quotidiano Jerusalem Post. In particolare, si è concentrato sulla questione degli ostaggi dei terroristi, da tempo al centro di discussioni in merito ad un possibile accordo per il rilascio, magari a fronte di un’interruzione degli attacchi da parte del governo israeliano. Tuttavia, secondo Eiland, è decisamente improbabile che Hamas decida di rilasciare i suoi ostaggi, indipendentemente dalla “moneta di scambio” che potrebbe venirgli offerta, principalmente perché costituiscono, per i terroristi, un’ottima leva sia nei confronti di Israele che del resto dell’opinione pubblica internazionale.
Eiland: “Hamas non rilascerà gli ostaggi israeliani”
Insomma, secondo Eiland le possibilità di far rilasciare gli ostaggi di Hamas “non sono alte“. Anche nel caso in cui “fossimo disposti a rilasciare tutti i terroristi dalle carceri israeliane, compresi gli assassini più spregevoli, non ci sarà alcun accordo“, o comunque, nel caso di fosse, i terroristi “non sono stupidi, non rilasceranno gli ostaggi tutti in una volta, ma allungheranno la cosa su cinque anni”. Per i terroristi, infatti, l’obiettivo “è demolire lo Stato di Israele” e con gli ostaggi in vita non potrebbero realizzarlo pienamente.
Andando avanti nella sua intervista Eiland, ha anche parlato di come la comunità internazionale ha percepito la risposta israeliana ad Hamas, sottolineando come ci sia “un fronte anti-Israele molto solido” che non permette di immaginare, in futuro, “una pace globale con gli arabi”. Spiega, infatti, che “se parliamo dell’arena internazionale, la battaglia non è finita”, mentre “i paesi arabi sono una battaglia persa”, in quella che pare essere a tutti gli effetti “una dura lotta con il resto del mondo“. Complessivamente, inoltre, ci tiene a precisare come nessuno nel mondo, USA compresi, “che sostenga l’obbiettivo bellico di Israele, l’eliminazione di Hamas”, pur vi sia consenso in merito “al loro diritto di difendersi”. In conclusione, parlando del futuro del conflitto, Eiland ritiene che siamo di fronte “ad una sorta di guerra di indipendenza che durerà a lungo“, per la quale “è difficile vedere la luce alla fine del tunnel”.