Michael Milshtein, direttore del Forum studi palestinesi dell’università israeliana di Reichman, ha parlato della tregua tra Hamas e Israele che dal 7 ottobre sono impegnati in una distruttiva guerra sulla Striscia di Gaza. Il cessate il fuoco è stato fortemente voluto dagli americani e dagli occidentali al fine di permettere la liberazione degli ostaggi, ma l’esperto è convinto che non vi siano garanzie che i terroristi rispetteranno l’accordo.
“I miliziani di Hamas usano la parola araba hudna per indicare lo stop temporaneo dei combattimenti”, spiega, ma “il significato intrinseco non è tregue, è tregua che puoi violare appena avrai la sensazione di essere più forte del nemico”. Dal conto suo, infatti, ricorda di essere stato colonnello dell’esercito israeliano nel 2014, quando “usarono tre pause militari per distribuire armi ai combattenti, ristabilire i contatti persi con le unità dei miliziani e trasferire i capi da una parte all’altra”. In tutti questi casi, sottolinea, “fu Hamas a violare l’accordo. Una volta hanno approfittato della tregua”, racconta, “per rapire un nostro soldato mentre stavamo fornendo acqua e cibo alla popolazione”.
Milshtein: “Hamas sfrutterà la tregua per i suoi interessi”
Hamas, secondo Milshtein, sfrutterà questa tregua “per ricostruire le linee difensive“, e di conseguenza “la faranno durare fino a quando ne avranno bisogno, consegnando pochi ostaggi alla volta. Forse gli basteranno meno di 5 giorni”. A mettere a rischio questa precaria pausa, però, sottolinea che qualcosa potrebbe sfuggire “al controllo”, come la presenza a Gaza “dei combattenti della jihad islamica e di alcune gang criminali”, che a loro volta controllano parte degli ostaggi.
A fronte di un fallimento, magari anche dovuto alle azioni di Hamas, nella liberazione degli ostaggi, spiega ancora l’esperto il leader israeliano Netanyahu “sarà costretto a dimettersi per fare spazio a un governo di larghe intese, con dentro l’opposizione”. Analizzando, infine, la strategia di Sinwar, leader dei terroristi, spiega che ora punta “alla sopravvivenza”, mentre ritiene che “sbagliamo a cercare di prevederne le mosse con criteri occidentali. Può decidere di violare il cessate il fuoco in qualsiasi momento, per motivi che a noi sfuggono”. La stessa guerra iniziata da Hamas, d’altronde, secondo l’esperto aveva solamente “un obiettivo di breve termine, promuovere la jihad“.