HAMAS RIFIUTA LA SOLUZIONE ONU: “NON CI SARANNO DUE STATI MA UNA SOLA PALESTINA”
Hamas non ne vuole sentir parlare di accordi con Israele e soprattutto di impostare come soluzione diplomatica alla fine della guerra con la “soluzione dei due Stati”: lo dice chiaramente, una volta per tutte, il leader dell’organizzazione all’estero Khaled Meshal con un durissimo messaggio apparso sul canale Telegram di Hamas. «Il nostro popolo palestinese – ha spiegato uno dei vertici più vicini al leader – chiede liberazione, libertà dall’occupazione e la nascita di uno stato palestinese».
L’Occidente afferma che il 7 ottobre ha aperto un orizzonte per la visione politica e da qui ritornano alla soluzione a due Stati, ribadisce Meshal nel lungo comunicato in lingua araba, affermando poi come «Hamas non accetta il termine ‘soluzione a due Stati‘, che viene respinta». La legittimità di quello che Hamas neanche nomina con il suo nome – «l’altro Paese, l’entità sionista», viene sostanzialmente «respinta in maniera categorica». La stragrande maggioranza del popolo palestinese, aggiunge ancora il leader di Hamas all’estero, considera la Palestina unica e una sola, «si è rinnovato il sogno e la speranza di una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud».
LE COMUNITÀ EBRAICHE ‘RISPONDONO’ AD HAMAS: “C’È UN PIANO DI STERMINIO CONTRO GLI EBREI”
Da ultimo, Meshal respinge, oltre alla soluzione dei due Stati, anche i precedenti convinti del 1967 in quanto «praticamente sono un quinto della Palestina e non possono essere accettati». I suddetti confini fanno riferimenti alla Guerra dei Sei giorni nel 1967, quando Israele conquistato la Cisgiordania (West Bank), la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai dall’Egitto oltre alle alture del Golan dalla Siria, ponendo in tutti questi territori l’occupazione militare (anni dopo la promessa dei due Stati in Palestina fatta dalla comunità internazionale nel 1946 ma subito esclusa da Siria ed Egitto contro la scelta di uno Stato israeliano in mezzo al Medio Oriente, ndr).
Secondo Hamas, la soluzione dei due Stati non è realizzabile in quanto «avremo lo Stato promesso al momento opportuno in cambio del riconoscimento di un altro Stato, che è l’occupazione israeliana, e questo va respinto in modo categorico». In risposta, seppur indiretta, alle minacce dell’organizzazione palestinese – un sonoro attacco allo Stato Ebraico ma anche un affronto all’ONU che da anni ribadisce, anche dopo l’inizio della guerra, che l’unica soluzione possibile sia la duplice coesistenza di Israele e Palestina – giunge la nota delle Comunità Ebraiche in Italia. «Il 7 ottobre è cambiato il mondo. Forse non possiamo utilizzare il termine Shoah, ma non possiamo tacere che nelle intenzioni di Hamas (e degli altri paesi collaboratori) vi sia un piano di sterminio del popolo ebraico, ribadito anche nello statuto, che parte da presupposti ideologici del fondamentalismo islamico», sottolinea Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche.