Il giornalista israelo-canadese Matti Friedman, che vive a Gerusalemme e scrive su diverse testate, tra cui il New York Times e, in passato, Associated Press, ha parlato con il Foglio di Hamas, Gaza e Israele. Il punto di partenza del suo ragionamento è che “gli osservatori occidentali non capiscono che [i terroristi palestinesi] non hanno alcun interesse a proteggere il proprio popolo, come farebbe l’Italia”, perché si tratta di “un gruppo religioso radicale islamico” pronto a “sacrificare più persone possibili”.



Per Hamas, spiega chiaramente Friedman, “un disastro umanitario è cosa buona e giusta“, perché nella realtà dei fatti “pone pressioni solo su Israele per fermare la guerra”, mentre i terroristi ne escono “vittoriosi”. Quello dei civili morti per loro è “un bottino”, che “non farà altro che far arrabbiare ancora di più la comunità internazionale” compromettendo la posizione di teorica superiorità di Israele, che dal 7 ottobre ne è uscito vittima. I militanti e i dirigenti di Hamas, piega Friedman, a differenza di quello che “i miei colleghi all’Associated Press pensavano” indicandoli come “primitivi“, in realtà “sono molto intelligenti nel capire come funziona la psiche occidentale”, e sono anche “molto abili nel manipolare giornalisti che non parlano arabo o ebraico”.



Friedman: “Hamas sfrutta l’antisemitismo contro Israele”

Hamas, insomma, secondo Friedman “sa perfettamente cosa sta facendo”, perché ha notato e compreso che “a ogni ciclo di violenza la comunità internazionale ha diretto la sua rabbia contro Israele, che non ha iniziato la guerra e si difende”. I terroristi hanno capito che “ogni guerra logora un po’ di più la posizione israeliana nel mondo e che il mondo costringerà Israele a fermarsi”, mentre i terroristi saranno “ancora là”.

“Hamas”, spiega ancora Friedman, “sa come funziona la stampa internazionale” e non a caso “due settimane dal 7 ottobre la storia era ancora una volta la violazione di Israele del diritto internazionale”. Inoltre, come se non bastasse, “volevano scatenare questa ondata di antisemitismo nel mondo. Sapevano che si sarebbe scatenato dopo il 7 ottobre”, perché era chiaro anche ai terroristi “che l’odio antiebraico non c’è solo nel mondo islamico, ma anche in Europa e occidente”. Lo scopo di Hamas, conclude Friedman, non è una vittoria come la intendiamo in occidente, ma la speranza che “la guerra contro Israele alla fine annichilirà la presenza degli ‘infedeli’ in questa parte di mondo”.