Lewis Hamilton è campione del mondo di Formula 1: vincendo anche il GP Turchia, il pilota britannico ha eguagliato finalmente Michael Schumacher a quota 7 titoli mondiali. Nessuno come loro, mentre lo stesso Hamilton aveva già sorpassato il tedesco come numero di gare vinte ed è salito ora a 93, due in più di Schumi. Le similitudini tra i due ci sono tutte: attenzione, tagliando la testa al toro e mettendo dei “paletti” fin da subito vogliamo qui dire che non si tratta del classico articolo “chi è il più forte dei due?”, perché non ci sono i margini per discuterne. Le epoche saranno anche simili (i due si sono incrociati in pista per tre stagioni) ma nella Formula 1 anche un solo anno può significare un contesto totalmente differente, e poi è molto più bello godersi i successi di entrambi piuttosto che dover necessariamente creare il fazionismo, che risulta sempre forzato e scredita uno dei due, se non addirittura entrambi. Iniziamo con il dire che, almeno per il momento, la striscia di Schumacher è salva: nemmeno Hamilton ha eguagliato i 5 Mondiali consecutivi ma potrebbe farlo l’anno prossimo, e dunque stiamo all’occhio (anche per capire se davvero ci sarà un divorzio dalla Mercedes, ed eventualmente dove andrà a correre il campione in carica).



HAMILTON CAMPIONE DEL MONDO: EGUAGLIATO SCHUMACHER

Con il settimo titolo di campione del mondo della Formula 1, Lewis Hamilton ha agganciato Michael Schumacher: i dati identici riguardano il fatto che entrambi hanno trionfato con due scuderie diverse – Benetton e Ferrari per Schumi, McLaren e Mercedes per Lewis – e che sia passato del tempo prima di poter trionfare con la seconda monoposto. Nel caso del tedesco cinque stagioni (non ce la fece nei primi quattro anni di Ferrari) mentre Hamilton ne ha fatte passare sei, una sola però al volante della Mercedes che con le nuove regole ha iniziato a dominare. A favore di Schumacher invece c’è l’arco temporale, o meglio: tra il primo e l’ultimo titolo del tedesco ci sono 10 anni, sono invece 12 quelli che intercorrono tra il 2008 e il 2020 per il britannico. Siamo comunque alle sottigliezze: anche qui bisogna sempre considerare quali erano gli avversari, perché Hamilton lungo la strada ha trovato un monopolio quadriennale della Red Bull mentre Schumacher dovette fare a sportellate con la iper competitiva Williams prima e la McLaren di Mika Hakkinen poi, in un’epoca in cui forse c’era più equilibrio tra le varie scuderie e comunque le grandi case erano presenti. Chi oggi dice che Hamilton sia favorito dalla scorsa concorrenza può avere ragione, ma è anche vero che ai suoi compagni di squadra ha quasi sempre dato la paga.



IL CONFRONTO CON I COMPAGNI

Già, i compagni di squadra: Hamilton è stato campione del mondo nel 2008 e la concorrenza interna di fatto non esisteva (era Heikki Kovalainen) trattandosi sostanzialmente di uno scudiero. Negli altri titoli però ha dovuto lottare, almeno i primi due con la Mercedes: Nico Rosberg è stato il suo primo avversario negli anni in cui hanno corso insieme, tanto da frenare il dominio dell’inglese nel 2016 portandogli via il titolo. Con Valtteri Bottas è andata in un altro modo, il finlandese non si è rivelato pilota all’altezza ma è anche vero che spesso e volentieri è stato Hamilton a farlo sfigurare. Schumacher ha corso con Eddie Irvine, Rubens Barrichello e Felipe Massa: i tre compagni storici in Ferrari. Li ha costantemente umiliati, ma è anche vero che a Maranello quando c’era lui la strategia era chiara, e il secondo pilota aveva il solo compito di portare a casa punti per i costruttori ma proteggendo le spalle al numero 1, senza cercare di scavalcarlo. Alla fine insomma un confronto è difficile: certo, Schumacher ha centrato le sue 91 vittorie in un’epoca nella quale una stagione era composta da meno Gran Premi ma questa non è una colpa di Hamilton, che in percentuale ha vinto sostanzialmente in maniera identica. Come detto in precedenza godiamoci i successi di entrambi: è molto meglio così.

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