A Storie Italiane si parla di Hanane, una donna di origini marocchine che è stata costretta a sposare un uomo molto più vecchio di lei quando aveva 14 anni. Una storia decisamente incredibile come purtroppo siamo abituati a sentire in determinate culture del mondo. L’ospite, di fronte alle domande di Eleonora Daniele, ha spiegato di essere stata promessa in sposa dalla famiglia, senza essersi potuta ribellare, alla luce anche della sua tenera età: “Mio marito era violento – un passaggio della testimonianza della povera Hanane – si giocava tutti i soldi”. Oltre ad essere quindi stata costretta a sposare un uomo da giovanissima, questi non l’amava nemmeno. E quando ha provato a ribellarsi le conseguenze sono state tragiche: “Quando mi sono ribellata – ha svelato – ha cercato di sfregiarmi. Mi ha picchiato. Fino a quando sono stata sottomessa e facevo le cose che diceva lui, dicendo quindi “sì sì sì”, lui non mi aveva mai toccato”.



HANANE: “HO INIZIATO A RIBELLARMI ED E’ INIZIATRA LA VIOLENZA”

Poi però la situazione è cambiata: “Quando ho iniziato a ribellarmi – ha ribadito – in quell’occasione è iniziata la violenza”. La “ribellione” è iniziata nel 2009, quando Hanane ha denunciato il tutto alle autorità, e l’uomo è stato in seguito allontanato. Fortunatamente la donna è riuscita a rifarsi una vita, a vivere all’occidentale, (non indossa alcun velo in trasmissione), e a poter poi trovare un lavoro. In seguito ha anche trovato un uomo che la ama, un capostazione che si prende cura di lei come dovrebbe fare qualsiasi marito che ama realmente la sua dolce metà. Piccola querelle in studio a Storie Italiane fra gli opinionisti presenti, visto che per un collega del Giornale, la vicenda va ad iscriversi in un contesto, quello del nord-Africa e dei musulmani in generale, in cui questo tipo di matrimonio è un qualcosa di “comune”. Un altro ha invece ribattuto che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, e che questo è un caso di pura e semplice violenza, indipendentemente dalle origini di chi l’ha commessa: “In questi casi – ha spiegato – conviene lanciare un messaggio di unione e non di disgregazione”.



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